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Festival, Volo sconvolto rompe silenzio su insulti sala stampa: Facchinetti posta video

Di Redazione |

Sanremo – Il Volo non ci sta e, a distanza di due giorni dalla finale del Festival di Sanremo, Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble rompono il silenzio per dire la loro sugli insulti ricevuti dai giornalisti (postati in un video sui social da Francesco Facchinetti, ndr), definendoli anche «una forma di bullismo». Terzi classificati sul podio, dopo Mahmood e Ultimo, i tre cantanti dicono: «Abbiamo avuto bisogno di qualche giorno per essere lucidi e affrontare questa cosa. Dunque alcuni giornalisti (ed è bene dire che solo alcuni) ci hanno pesantemente insultato. Hanno usato parole come “merde”, “vaffanculo”, “in galera”, ecc ecc. che consideriamo come frutto di una vera e propria forma di bullismo, di sfottò da stadio. Queste persone – aggiungono- non hanno portato gloria all’ordine che rappresentano. Il loro atteggiamento è stato un insulto, prima che a noi, a tutti i colleghi giornalisti che svolgono il proprio lavoro in maniera seria e professionale».

Il rapporto del trio con la stampa negli ultimi anni non è stato sempre sereno. Amatissimi dal pubblico in Italia e all’estero, i tre ex bambini prodigio, esponenti di spicco dell’opera pop, hanno festeggiato il primo decennio di carriera al Festival, dopo averlo vinto nel 2015 con “Grande amore”. Stavolta in conferenza stampa hanno incassato il disappunto dei giornalisti mentre a sorpresa è stato Ultimo, secondo classificato, il protagonista di un duro sfogo contro gli inviati dei giornali che gli avevano preferito, nel voto, il vincitore Mahmood, vanificando il favore plebiscitario ottenuto dal pubblico da casa attraverso il televoto.

«In 10 anni – spiegano ancora i ragazzi del Volo – abbiamo avuto molte critiche sulla nostra musica, sul genere che cantiamo, accuse di essere arroganti, spocchiosi, bimbiminchia…. Non abbiamo mai proferito parola o dato importanza a tutto ciò anche perché fortunatamente abbiamo sostenitori che ci supportano quotidianamente perché amano quello che facciamo. Ma quando vediamo dei video – aggiungono a proposito di alcune immagini diventate virali sul web – che testimoniano la cattiveria e la poca umanità da parte di persone che potrebbero essere nostri genitori (molti anche nostri nonni) ci dà molto fastidio perché ogni artista deve avere il proprio spazio di espressione musicale». «Essere chiamati “merde” o vedere qualcuno che sbraita “in galera” solo perché stiamo facendo quello che ci piace fare nella vita, è molto irrispettoso – ribadiscono – nei nostri confronti ma sopratutto nei confronti della libertà di espressione». La musica, concludono Piero, Ignazio e Gianluca, «dovrebbe essere libertà non motivo d’insulto».

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