televisione
Fabio Fazio lascia la Rai e va a Discovery. Accordo per 4 anni
Cade la prima testa della rivoluzione a Viale Mazzini voluta da Meloni. Con lui anche Luciana Littizzetto
Dopo quasi 40 anni Fabio Fazio lascia la Rai. Passa a Warner Bros. Discovery con un accordo blindato di quattro anni che lo vedrà debuttare sul Nove già dal prossimo autunno. Con lui trasloca anche Luciana Littizzetto. È un addio annunciato da settimane di indiscrezioni, ma insieme clamoroso, che priva la tv pubblica di uno dei suoi volti più popolari e arriva dopo la vana attesa del conduttore che il contratto, in scadenza a fine giugno, diventasse oggetto di trattativa, dopo gli attacchi ricevuti in questi anni dal centrodestra e alla vigilia dell’insediamento del nuovo vertice della tv pubblica voluto dal governo Meloni.
«Siamo entusiasti di accogliere un fuoriclasse come Fabio Fazio e orgogliosi che uno dei volti più rilevanti e influenti della televisione italiana abbia scelto Warner Bros. Discovery e il canale Nove per proseguire la sua straordinaria carriera. Il nostro impegno è da sempre quello di attrarre i migliori talenti e l’arrivo di Fabio e Luciana nel nostro gruppo è la miglior conferma possibile», commenta Alessandro Araimo, GM Italy & Iberia di Warner Bros. Discovery. I progetti che vedranno coinvolto Fazio, spiega la società, saranno ufficializzati nelle prossime settimane: con ogni probabilità il conduttore si porterà dietro il suo gioiellino, Che tempo che fa, che potrebbe cambiare titolo. E sicuramente la sua sodale Lucianina. Ma l’accordo quadriennale – che a quanto si apprende sarebbe stato chiuso a condizioni più favorevoli rispetto all’ingaggio Rai – gli permetterà di sviluppare anche nuove idee.
In 58 anni di vita, ben 39 Fazio li ha passati in tv, nel segno della sperimentazione e del rinnovamento di generi, liturgie, linguaggi, puntando a mescolare divertimento e imprendibilità. È il 1983 quando a Pronto Raffaella, alla Carrà che gli chiede cosa voglia fare da grande, un giovane e riccioluto ragazzo di Savona risponde sicuro: «Voglio fare Mike Bongiorno». L’anno prima, ai provini a Genova, ha convinto Bruno Voglino e Guido Sacerdote con le imitazioni. Sono gli anni di Loretta Goggi in quiz, dell’Orecchiocchio, di Diritto di replica. Finisce su Odeon Tv a condurre un programma di sport, Forza Italia, ed è lì che lo nota Marino Bartoletti. E’ il 1993, nasce Quelli che il calcio: prima su Rai3, poi su Rai2, Fazio e il suo team rivoluzionano il rito della domenica degli italiani, raccontando le partite invisibili con la complicità di una galleria di formidabili comprimari, da Teo Teocoli a Paolo Brosio, da Idris a suor Paola. La consacrazione definitiva arriva con Anima mia – con un sorprendente Claudio Baglioni, la celebrazione di mode, personaggi e costumi degli anni ’70 e ’80, tra tenerezza e memoria televisiva – e con due edizioni memorabili di Sanremo, 1999 e 2000. Anche all’Ariston è svolta: il Nobel Renato Dulbecco e poi Luciano Pavarotti nel cast, Michail Gorbaciov sul palco entrano negli annali del festival e dell’Auditel, stabilendo il record di ascolti.
Nel 2001, dopo otto stagioni e uno share schizzato dal 9 al 30%, Fazio lascia Quelli che, per condividere i sogni da terzo polo di La7, forte di un contratto pare multimilionario, con un talk show in seconda serata. Ma il progetto viene travolto dal cambio di proprietà della rete. L’esilio da Viale Mazzini dura due anni: nel 2003 Fazio torna in Rai con un contratto multirete e con un vecchio pallino, un programma sul meteo che è in realtà lo spunto per parlare del tempo e dei tempi, per dare il suo originale contributo a una tv «libera, che fa crescere il dibattito».
Nella Rai3 di Paolo Ruffini comincia l’era di Che tempo che fa: da allora, sono oltre 1.200 le puntate realizzate, più di 4.000 gli ospiti, da Papa Francesco a Obama, da Gorbaciov al presidente francese Emmanuel Macron, passando per Bill Gates, Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Greta Thunberg, Malala Yousafzai, Anthony Fauci. In studio sfilano centinaia di personalità dello sport, della politica, dell’imprenditoria, dello spettacolo, come Pelè, Lady Gaga, Paolo Sorrentino, Quentin Tarantino, Ken Follett, Ennio Morricone, Madonna, Meryl Streep, Umberto Eco, Francis Ford Coppola, Claudio Abbado, Tom Hanks, John Travolta, Whoopi Goldberg, Sophia Loren, Roberto Benigni, Woody Allen. I fan plaudono alla leggerezza, i detrattori accusano Fazio di ipocrisia, rituali da sacerdote della sinistra, buonismo.
Prima del nuovo bis all’Ariston, nel 2013 e 2014, Fazio conduce su Rai3 nel 2010 Vieniviaconme sdoganando Roberto Saviano in prima serata e dà voce a storie e testimonianze attraverso gli elenchi. Il bis nel maggio 2012, stavolta su La7, con Quello che (non) ho: decine di ospiti portano la propria parola cara, ripercorrendo una storia, leggendo un brano, cantando una canzone. È il racconto come responsabilità.
Nel 2016 il ragazzo che voleva fare Mike Bongiorno corona un suo sogno: il remake di Rischiatutto, giocando con la memoria e il Dna della televisione. Ma nella storia della tv entra anche, di diritto, Binario 21, l’evento dedicato all’ultimo Giorno della memoria, con Fazio che accompagna Liliana Segre al Memoriale della Shoah della Stazione Centrale di Milano: un racconto civile collettivo e personale insieme, da quel sotterraneo da cui il 30 gennaio del 1944 partì il treno merci che condusse l’allora tredicenne Segre ad Auschwitz.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA