Vitale e sempre rigogliosa di progetti, la popolare attrice catanese Donatella Finocchiaro ha partecipato all’evento unico site specific di Carmen Consoli al Teatro Greco di Siracusa “Terra ca nun senti” ed è stata presente alla 15ma edizione dell’Ortigia Film Festival, dove ha presentato il documentario “Devoti Tutti”, della regista Bernadette Wegenstein che ne firma anche la sceneggiatura e il lungometraggio “L’anima in pace” diretto da Ciro Formisano.
Nel documentario in un chiaroscuro barocco, Sant’Agata acquista un valore diverso. Opera corale in cui i cittadini catanesi nella loro devozione raccontano storie di donne sopravvissute ad abusi e violenze di genere; un docufilm che mostra come la venerazione di una comunità per la sua santa nascondi una profonda misoginia. Nella sua cella Agata è in compagnia di seni volanti, quegli stessi che i suoi aguzzini le hanno reciso. Simbolo della violenza subita, ma anche del suo rifiuto di sottomettersi al capriccio di un uomo. Con i suoi seni Agata fugge dalla cella in cui è stata tenuta prigioniera per due millenni e vola oltre il mare. La Finocchiaro diventa una magistrale Lia, la madre della protagonista Dora, interpretata da Livia Antonelli.
Ha preso parte a “Terra ca nun senti”, lei che al Teatro Greco c’era già stata con “Le Supplici” per la regia di Moni Ovadia e poi nella trilogia con Luca Ronconi.
«Con Carmen Consoli esperienza unica, meravigliosa. Il Teatro Greco di Siracusa ogni volta è una magia. Carmen ne ha mangiati di palcoscenici ma io l’avevo avvisata: “tieniti stretta!”. Il teatro stracolmo fino alle gradinate che ha cantato “Cu ti lu dissi” è stato pazzesco. Avevo i brividi dentro e fuori. E lei è rimasta molto colpita ».
Ospite tra l’altro anche a Ortigia Film Festival.
«Ogni anno Off è per me un appuntamento fisso e poi mi piace trascorrere qualche giornata delle mie vacanze nell’isola di Ortigia. É come se si vivesse in un mondo altro e ne ho bisogno per rigenerarmi».
Rosa Balistreri, Lia e Agata: cosa hanno in comune queste tre donne?
«Sicuramente la violenza che hanno subito. Sono tutte e tre simbolo della condizione femminile. Quest’anno sono molto orgogliosa dei lavori che ho fatto, tra l’altro mi sto preparando anche per il film di Paolo Licata sulla storia di Rosa Balistreri. Rosa, Lia e Agata sono simbolo delle donne che sono riuscite a dire di no alla violenza: Agata ha sacrificato la sua vita. È diventata martire e santa; Lia addirittura uccide suo marito, perde i suoi figli per liberarsi dalla violenza. Rosa ha sofferto tanto, si è anche fatta sei mesi di reclusione. È una condizione complicata quella che stiamo vivendo che ci porta ad affidarci anche all’arte per sensibilizzare. Per noi attrici è un dovere sociale».
Quest’anno ritornerà nei teatro con La Lupa di Giovanni Verga. «Sì. E sono molto felice perché è uno spettacolo che mi ha dato tante gioie. Avrei voluto Emma Dante come regista ma ha rifiutato per impegni lavorativi ed è stata proprio lei ad incoraggiarmi. Mi ha detto: – ‘fallo tu, devi fare tu la regia, tu hai il mestiere, hai il talento, fai questo mestiere da 20 anni, chi ti può dirigere meglio di te stessa??. Mi sono detta: perché no? E devo dire di essermi trovata proprio bene in questo ruolo».
(Foto di Maria Pia Ballarino)