I concerti
De Gregori e Venditti tra amicizia e musica: un connubio magico e generoso
Lo spettacolo sold out in tutte le 80 tappe
Gli esegeti di Francesco De Gregori sono soliti ripetere che soltanto in due occasioni uno spettacolo al Teatro Greco di Taormina è stato “accompagnato” da un’eruzione dell’Etna nata proprio durante l’esibizione: in un caso il vulcano decise di riservare questo trattamento d’onore a Bob Dylan e nell’altro proprio al principe dei cantautori. Coincidenze non casuali, verrebbe da dire. Ora, se l’Etna avesse voluto concedere il tris, quello del concerto Venditti – De Gregori, sarebbe stato certamente il palcoscenico più degno.
Il duo tra musica e amicizia
Lo spettacolo dei due cantautori, interpreti tra i più alti della nostra storia musicale e non solo, è ormai un consolidato successo che vanta il sold out in tutte le tappe (oltre 80) fin qui svolte e che ha in programma ancora molti mesi di tour per l’Italia, con la conclusione prevista il 23 dicembre a Roma. Tra le note dei grandi successi di entrambi, si impone subito agli spettatori l’amicizia vera tra i due artisti che nulla cede al semplice dovere dello spettacolo. I due condividono il palco senza gelosie né ritrosie, senza linee rosse da non varcare. Dimostrano di divertirsi e di volere divertire il pubblico, che risponde con entusiasmo.
Gli inizi
Francesco e Antonello hanno iniziato insieme, oltre cinquanta anni fa, incidendo il loro primo disco, (unico in comune) Theorius Campus. Nome non proprio commerciale, come i due ricordano oggi divertiti sul palco, e forse anche per questo ben parco di soddisfazioni. Da allora le loro strade professionali hanno assunto percorsi diversi, ma mai davvero distanti. Il loro ritrovarsi ha una dimensione di continuità perfettamente rappresentata dallo spettacolo che hanno deciso di condividere. Alcuni pezzi, anche tra i più celebri, come “Bomba o non Bomba”, che apre il concerto, o Bufalo Bill”, “Sempre e per sempre” o “Nata sotto il segno dei pesci”, durante la quale De Gregori si diletta insolitamente su una bella chitarra elettrica, sembrano quasi smarrire la loro dimensione di appartenenza al singolo autore. Sembrano un po’ gli uni i brani dell’altro: la grandezza della poetica immaginifica di De Gregori, che lo pone da sempre su un piano quasi etereo tra i nostri artisti, si incrocia, si mescola e si confonde con i potenti affreschi di vita reale cantati da Venditti. Basti pensare che anche in “La Donna Cannone” brano celeberrimo di De Gregori, i due si dividono strofe e spazi, senza indugio alcuno. A dimostrazione che la voglia di condividere la loro musica è la vera cifra del loro stare insieme sul palco.
Un connubio perfetto
Ed è davvero un connubio magico e generoso, voluto da questi due grandi artisti, ormai senza più nulla da dovere dimostrare a nessuno, quello che viene offerto al pubblico. Entrambi da questa operazione, a ben pensare, avrebbero potuto avere tutto da perdere in termini di critica. E invece si sono messi in gioco, quasi come due ragazzi alle prime armi. E hanno avuto ragione loro, regalando al pubblico emozioni che non verranno dimenticate.
Il pubblico entusiasta
Come spesso accade è proprio il pubblico, infatti, a dimostrare quella consapevolezza alta che spesso altrove manca. E così la gente, “perché è la gente che fa la Storia” non tributa mai un applauso “timido” ai due. C’è un entusiasmo euforico che non si trattiene, nemmeno di fronte a pezzi meno noti come “San Lorenzo” di De Gregori, di rara intensità e bellezza, o “Modena” di Venditti, canzone di oltre quaranta anni fa, ma che sembra scritta apposta per questo grande spettacolo. Si mescolano, senza lasciare spazio nemmeno per rifiatare, brani come “Pablo” “Dimmelo tu cos’è” “La leva calcistica della classe ’68”, cantata a squarcia gola dal pubblico di tutte le età, o “Che fantastica storia è la vita” che manda in visibilio il “pubblico pagante”. E’ uno spettacolo “tondo”, senza imperfezioni né eccessi. Senza sfarzi o pretese. Un concerto perfetto. Quasi una masterclass verrebbe da dire, con il dovuto rispetto e buona pace per tanti. Questi due ragazzi di sterminato successo, che hanno passato i settanta da qualche anno, si pongono ai piedi di ogni possibile piedistallo. De Gregori sembra più sciolto accanto a Venditti che invece acquisisce in compostezza. Il Principe scherza un po’ con Antonello quando ricorda la sua indole “parlantina” sul palco. Ma in questo l’atmosfera è decisamente “de gregoriana”. Non c’è retorica nelle loro parole, non c’è mai facile riferimento a questo o a quel fatto di attualità. Non cercano consensi. Propongono la loro musica come caleidoscopio della realtà.
Due maestri
Avercene di Maestri così: si dice dei giovani e delle loro presunte debolezze. Ma diciamo anche con realismo che per i nostri ragazzi non ci sono più molti esempi da seguire. E non soltanto per le intemperanze linguistiche ed estetiche, anche recentissime, di cantanti e starlette. Quante volte si rimane interdetti di fronte alla pochezza di certi politici o di certi opinionisti. Quasi rassegnati al fatto che nulla di realmente significativo o interessante verrà fuori dal loro ultimo talk. E invece guardi De Gregori, dinoccolato sul palco, leggi le sue dichiarazioni, ascolti la sua musica e non può non venirti in mente che solo da chi rinuncia alla pretesa di insegnare tutto a tutti puoi avere la possibilità di imparare qualcosa davvero. Il boato del pubblico sulle prime note di “Generale” è lo stesso che accompagna “Notte prima degli esami”. Per dire del clima che si respira, quando Venditti lascia il palco a De Gregori per un set “solista” di tre pezzi (“Alice”, “San Lorenzo” e “Santa Lucia”), lo presenta come “uno dei pochi amici che ho davvero nella vita” e l’altro gli fa eco con “ecco a voi la canzone più bella su Roma che un essere umano abbia mai scritto”, presentando “Roma Capoccia”.
I brani del repertorio
Ancora in tema di amicizia, ormai da molti anni De Gregori ha inserito come “coda” della canzone “Santa Lucia”, che Lucio Dalla molto amava, le note di “Come è profondo il Mare” del grande cantautore bolognese. Ed ecco che al termine di queste note parte “Canzone” di Dalla e, con buona pace di ogni sovraintendenza, il pubblico si scatena in un ballo e in un coro che è insieme omaggio a Dalla e a questo grande spettacolo. C’è spazio ancora per “Rimmel”, capolavoro senza tempo, “Peppino”, “Titanic”, ”Alta Marea”, “In questo mondo di ladri” e “Ci vorrebbe un amico”. Lo spettacolo va avanti per oltre due ore e mezza, ma potrebbe durare anche il doppio. Chiude “Buonanotte Fiorellino”, prima dei bis “Roma Capoccia” e “Ricordati di me”. Ma c’è un momento dello spettacolo che vale da solo tutto il prezzo del biglietto ed è quando i due tirano fuori dal cilindro un pezzo proprio di quel loro primo album “da bambini”. La canzone si chiama “Dolce signora che bruci” ed è di De Gregori. E’ un capolavoro di aspra dolcezza scritta da un ragazzo ventenne e cantata, oggi come allora, con l’amico di sempre, Venditti. C’è da scommettere che i due artisti si emozionino anche un po’ a riproporre un brano quasi inedito e di poco successo di allora, pensando a loro due ventenni, all’inizio di quella che poi sarebbe stata la loro incredibile carriera. Ed ecco che torna il divertimento a farla da padrone: “la faccio alta o la faccio bassa?“ – chiede Venditti- “ma falla un po’ come cazzo ti pare”- chiosa De Gregori. Risata fragorosa del pubblico e giù il cappello di fronte a due giganti della musica, due ragazzi allora come ora, che “Bomba o non Bomba” “un futuro invadente” lo avevano davvero. E sono arrivati a Roma.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA