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Da oggi nelle sale il docu di Edoardo Morabito su Clarke, eco guerriero per salvare l’Amazzonia
Si intitola "L'avamposto" l'opera del regista catanese già presentata alle Giornate degli autori a Venezia
A parte la bellezza travolgente dell’Amazzonia, quello che resta nel cuore di questo documentario è il doppio sogno di Christopher Clarke, eco-guerriero ‘Fitzcarraldo’ la cui missione è stata quella di salvare lo Xixuaù, il cuore del Brasile minacciato dal climate change, immaginando un concerto dei Pink Floyd nella foresta amazzonica. Questa la storia che racconta L’avamposto di Edoardo Morabito, documentario nel 2023 a Venezia alle Giornate degli Autori e dal 26 febbraio in sala con Luce Cinecittà.
Edoardo Morabito, nato il 12 febbraio 1979 a Catania, è un montatore e regista nonché ex compagno di Donatella Finocchiaro con cui ha avuto una figlia, Nina. Nel 2013 ha vinto il premio come Miglior Film al 31 TFF, sezione Italiana.doc, con il documentario I fantasmi di San Berillo, vincendo con lo stesso progetto nel 2010 il Premio Solinas.
Che Christopher Clarke sia stato un sognatore lo dimostra la sua vita: «Lui ha girato il mondo – dice Morabito -, era un grande intellettuale, figlio di un editore di libri per bambini, poliglotta, ha fatto i soldi come imprenditore in Toscana restaurando casali che vendeva agli inglesi. Poi si è stufato e tutta la sua vita e i guadagni li ha dedicati all’Amazzonia».E questo fino alla sua prematura morte nel 2020, a 59 anni, per un tumore: nel 2018 un’area di circa 630 mila ettari di foresta vergine in Amazzonia era stata riconosciuta come Riserva del Basso Rio Branco-Jauaperi: emblema di biodiversità, protezione del territorio e battaglia contro i cambiamenti climatici.Il documentario (prodotto da Dugong Films con Rai Cinema) racconta quest’ultimo grande sogno dell’attivista, rilanciare l’interesse globale sull’Amazzonia e fare così pressione sul governo brasiliano per salvare un paradiso naturale che mostrava i primi segni di degrado.L’avamposto del titolo fa invece riferimento a un altro suo sogno da idealista. Clark era infatti riuscito a creare nel cuore della foresta amazzonica il suo personalissimo Avamposto del progresso: un modello di società utopica basato sull’equilibrio perfetto tra natura e tecnologia, gestito e preservato dagli abitanti della foresta.
E questo con l’aiuto della comunità dei Caboclos, meticci brasiliani che fece diventare i guardiani della foresta. “Mentre il mondo brucia e noi assistiamo al cambiamento climatico come fosse la diretta streaming del grande spettacolo che è l’apocalisse, Chris si sente investito di una missione: salvare quel che resta dell’Amazzonia. Con ogni mezzo possibile.L’avamposto – dice Morabito nelle sue note – è certamente un film sulla fine del mondo o quantomeno sulla distruzione della natura per mano dell’uomo. Ma è soprattutto un film sull’importanza del sogno per tornare ad immaginare possibili futuri… Perché sognare, come direbbe Chris, significa agire in prospettive cosmiche».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA