Cinema, John Travolta si racconta a Roma: «Amavo Sofia Loren e Fellini»

Di Redazione / 22 Ottobre 2019

ROMA – John Travolta ha il cuore d’oro ed è gentile con tutti, lontano mille miglia da Bill Murray e Wes Anderson che alla Festa di Roma non hanno certo brillato per disponibilità durante l’Incontro con pubblico e stampa. Questione di stile ed educazione.
Intanto, nel caso di Travolta una cosa è certa: il Tony Manero de “La febbre del sabato sera” rimasto in lui balla ancora e balla il tango: «Proprio ultimamente ho fatto un video con un un mio amico Armando Perez, un rapper con nome d’arte Pitbull, dove ballo il tango. Andate a vederlo si trova su Internet. Comunque – ci tiene a dire – a ballare ballo ancora».

L’attore che ha portato alla Festa di Roma il suo ultimo film low budget, “The Fanatic”, thriller diretto da Fred Durst dove interpreta appunto un fan invasato che perseguita il suo divo di riferimento, dice che è lui stess fan di tante persone: James Cagney, che ballava molto bene, Sofia Loren, Fellini, Bertolucci, i Beatles e film come Cabaret, Il padrino. E poi – aggiunge – ho amato anche molto Marlon Brando che era un mio grande amico come Liz Taylor – e conclude-. Non mi sento affatto in imbarazzo nel dire che ero pazzo di queste cose». Chiodo di pelle nera e jeans scuri, del tutto pelato e con barba, l’attore che ha lavorato con registi come Oliver Stone, Terrence Malick, Brian De Palma, Mike Nichols, Quentin Tarantino e John Woo, sottolinea che i film a cui è più legato sono tre: “Grease”, “Pulp fiction” e “La Febbre del sabato sera”. Il successo – aggiunge – lo accolto con una certa disinvoltura. Vengo da una famiglia d’artisti e così anche se molto giovane non me ne sono fatto spaventare, ho pensato a come lo avrebbe accolto mia madre».

L’attore di origini italiane, «mia nonna era di Napoli mentre mio nonno siciliano», spiega poi che il suo viaggio cinematografico più interessante «È stato quello di Pulp fiction perché Tarantino era un giovane regista e mi ha concesso subito grande fiducia. Mi ricordo – aggiunge – che mi suggeriva sempre cose molto semplici e dirette, ma anche molto efficaci».
Che cosa lo ha sostenuto in tutti questi anni nei momenti di crisi? «Sicuramente è il pubblico quello che mi ha aiutato e che mi ha consentito di essere diverso: di vestire i panni di una donna, di interpretare il presidente degli Stati Uniti. Va detto – aggiunge – che non mi sono mai pentito di essere solo un interprete piuttosto che un creatore».

Grandi film a cui ha rinunciato? «Tanti. Da “American Gigolò” a “Splash”, da “Il Miglio verde” a “Ufficiale gentiluomo”».
Il suo rapporto con il nuovo cinema? «Sono felice di poter interpretare ruoli da vecchia Hollywood, mai devo dire non sono stato mai amante dei film Marvel che invece amano i miei figli. Io quando ero piccolo guardavo Bergman e Fellini. Credo, comunque che ogni intrattenimento e genere sia valido se rende felice il suo pubblico».
Infine, a chi gli chiede di Scientology, Travolta preferisce non rispondere. (ANSA).

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