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Carmen Consoli in concerto stasera al Teatro greco di Siracusa, viaggio nella Sicilia di oggi e di ieri
"Terra ca nun senti": la cantantessa con l'Orchestra popolare siciliana. "Abbiamo la bellezza dalla nostra parte, ma bisogna sensibilizzare allo spazio comune: mio figlio aveva la busta delle figurine, l’abbiamo dovuta portare a casa perché non c’erano cestini dove buttarla"
Uno straordinario viaggio in Sicilia, tra arte, cultura e tradizione. Questo sarà il concerto di stasera della cantantessa Carmen Consoli al Teatro greco di Siracusa. Una narrazione tra i suoni di ieri e di oggi con strumenti suonati in punta di plettro partendo dal titolo di una canzone di Rosa Balistreri “Terra ca nun senti” che dà il titolo all’evento. Sul palco Carmen Consoli sarà accompagnata da una grande orchestra popolare, tra brani della tradizione siciliana e canzoni d’autore. Racconta gli ultimi mesi tra tour internazionali e il desiderio di rivalsa di questa terra che ama profondamente.
“Questa terra ha tante cose da raccontare”
Dopo un tour in Sud America e uno in Europa arriva questo evento al Teatro Greco di Siracusa. Luogo sacro e pieno di suggestioni.«Sono molto contenta perché questi sono luoghi che si conciliano con l’arte, ovviamente un certo tipo di arte, che si ricollegano alle radici, a strumenti suonati nell’antichità, a strumenti dai suoni ancestrali».Un concerto in cui sarà accompagnata da un’orchestra particolare.«Abbiamo messo in piedi quest’anno per la prima volta nella storia della Sicilia un’Orchestra popolare siciliana».
“Terra ca nun senti”, omaggio a Rosa Balistreri ma anche un messaggio che ancora oggi è molto importante per noi siciliani e per i giovani che spesso hanno l’esigenza di andare fuori da questa terra.«“Terra ca nun senti e lascia partire i suoi figli” questo dice la canzone, invece li deve fare tornare. Deve essere anche una terra che parla e dice tutte le cose belle che ha da dire. Ho la sensazione che sia la terra di lamenti, invece non è così! Una terra che deve cominciare a sentire ma anche a parlare, perché ha tante cose da raccontare».
“Mio figlio aveva la busta delle figurine, abbiamo dovuto portarla a casa, non c’erano cestini dove buttarla”
Come Rosa Balistreri, anche lei è riuscita a portare la Sicilia fuori dall’isola.«Sì. Ed è bello vedere come i siciliani fuori da questa isola abbiano creato “valore”. Io voglio riuscire in Sicilia però devo avere la possibilità di esprimermi a livello amministrativo, a livello governativo, a livello politico. Ieri eravamo in centro a Catania e vedevamo i turisti meravigliati. Io credo nella mia terra, abbiamo la bellezza dalla nostra parte e il diffondersi della cultura può solo aiutare a mettere da parte il resto. È necessario sensibilizzare allo spazio comune. Ieri mio figlio aveva la busta delle figurine, l’abbiamo dovuta portare a casa perché non c’erano cestini dove buttarla».Cosa prova quando all’estero cantano le sue canzoni in dialetto?«È bellissimo. Si impegnano molto ed è emozionante sentire ad esempio “A finestra” con l’accento straniero».
“È il concerto della terra, che usa degli strumenti acustici”
Cosa dobbiamo aspettarci da questo evento?«È un concerto che amo. È il concerto della terra, che usa degli strumenti acustici. Credo negli strumenti della tradizione. Porto questo live in una location come il Teatro greco – proprio perché e sottolineo – è un concerto con strumenti acustici. Ad un Teatro greco creano più danno dei suoni ad alta frequenza che non un violoncello del 1700. Questo concerto aveva senso solo se fatto dentro al Teatro greco. Questi strumenti hanno bisogno di basso volume per suonare come devono suonare. Abbiamo scoperto musicisti siciliani straordinari».Cosa mi dice delle date con Elvis Costello?«Il sogno della mia vita si realizza. Suonerò con un mio mito».
“Con Toni Carbone lavoravamo insieme, mi manca un pezzo, un fratello”
Chi è stato Toni Carbone per lei?«Lo conoscevo da quando ero piccola. Lui ha registrato il mio singolo “Quello che sento” ma già da prima veniva ai miei concerti. Tredici anni fa abbiamo ricominciato a lavorare insieme, e durante il Covid ci siamo salvati rinchiudendoci in studio 12 ore al giorno insieme a Massimo Roccaforte ed è uscito il mio ultimo lavoro che ha prodotto curandone anche i bassi. Ancora non ci crediamo perché ci manca un pezzo, un fratello. Non gli ho mai sentito dire niente di negativo sugli altri. Era così: coglieva sempre il meglio di tutto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA