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L'intervista

«Ammassati sul taxi per andare alla Plaia»: Jerry Calà si racconta in vista del suo ritorno a Catania

Nato in via Plebiscito, da ragazzino trascorreva dai nonni le vacanze estive: venerdì 5 aprile sarà da Nu Doganae per il suo concert-show "Una vita da libidine"

Di Francesca Aglieri Rinella |

Parli con lui al telefono e ti sembra di essere in un film: quello dei mitici anni Ottanta. È l’era dell’Italia da bere, tra benessere e spensieratezza, di “Vacanze di Natale”, degli yuppies, delle settimane bianche mondane. Un’epoca che in tanti ricordano con nostalgia e che i più giovani rivivono attraverso i racconti di fratelli o genitori. Di quell’Italia “smeralda” Jerry Calà, al pari di pochi altri, è un simbolo. Il 5 aprile sarà da Nu Doganae a Catania con il suo concert show “Una vita da libidine”, prodotto dall’agenzia The best organization.

Dopo tanto tempo rientra nella “sua” città. Perché lei è nato qui. In via Plebiscito, che ricordi ha?«Ricordi bellissimi e tanti aneddoti sempre presenti nella memoria. Sono andato via da qui che ero piccolino perché mio padre Salvatore fu trasferito a Milano e poi a Verona, dove vivo ancora oggi. A quei tempi erano gli anni in cui si faceva il mese di vacanza estiva, anzi mio padre restava a Milano e noi trascorrevamo anche due mesi e mezzo a Catania in estate. Una città che da ragazzo ho vissuto appieno: la Plaia, Acitrezza, che posti meravigliosi! Con i miei cugini, eravamo una famiglia numerosissima. Mio nonno Calogero (da cui ho preso il nome) faceva il tassista e aveva una vecchia Fiat 1100 di quelle allungate. Ci portava e veniva a prendere per andare al mare. Tutti ammassati dentro a questo vecchio taxi. Ci divertivamo da matti. E poi ricordo quanto mio padre amasse la Scogliera: quando ci raggiungeva andavamo sempre lì, ad Acitrezza: lui raccoglieva i ricci e io lo guardavo…».

Quarant’anni fa usciva “Vacanze di Natale”, lei interpretava Billo. Com’è cambiata la commedia da allora a oggi e di conseguenza il pubblico…«Non è che la commedia poi sia cambiata tantissimo, i canoni sono sempre quelli e il pubblico si diverte per gli stessi meccanismi. Forse quello che è cambiato è questo politicamente corretto che secondo me un po’ ha frenato i comici. Quando noi facevamo i film negli anni Ottanta eravamo più liberi di dire tutto quello che ci passava per la mente. È chiaro che ci sono delle cose giuste del politically correct che io approvo, ma ce ne sono delle altre un po’ esagerate che vengono fuori. Questa è la cosa che è cambiata: ci sono certi film che io e molti altri miei colleghi abbiamo fatto che oggi non si potrebbero mai fare. Sarebbero molto discussi. Ma so che quei film che a distanza di tempo ancora oggi trasmettono in tv fanno divertire i ragazzi. Quando incontro i giovani mi dicono “Certo che voi eravate più liberi, più leggeri…”. Nessuno si offendeva, era un mondo un pochino diverso…».Non solo cinema, ma anche tv. Erano gli anni di “Non Stop” di Enzo Trapani e di “Drive in”…«Con “Non stop” abbiamo inaugurato una fase nuova della televisione. Da quella trasmissione sono venuti fuori tutti quelli che allora venivano definiti i nuovi comici. C’ero io con i “I gatti di vicolo Miracoli”, Francesco Nuti con i “Giancattivi”, Massimo Troisi con “La smorfia”, c’era Carlo Verdone. Insomma, da lì è venuta fuori anche la nuova cinematografia degli anni Ottanta che stavano per arrivare. Era un momento della televisione davvero molto importante in cui si lavorava in maniera molto intensa per fare lo show in tv mentre oggi all’80% ci sono i talk show o i reality. Si è persa un po’ la tradizione del varietà».

Cosa resterà di questi anni Ottanta, cantava Raf: cos’è rimasto?«Tantissimo. Una grande voglia che sento andando in giro. Quando alla fine del mio spettacolo vedo la gente che si diverte a sentire il repertorio musicale di quegli anni: da I like Chopin (colonna sonora di “Vacanze di Natale”) a Maracaibo la gente si diverte da morire. Capisco che c’è la voglia ancora di quella leggerezza e di quell’entusiasmo che c’era negli anni Ottanta. Non sarà un caso se concludo sempre con una canzone di un’altra illustre catanese: “Aria” di Marcella Bella. Un pezzo bellissimo che evoca l’aria degli anni Ottanta».

Lei è stato al matrimonio di Alba Parietti e Franco Oppini a Taormina…«Certo che c’ero! Noi con “i gatti” siamo una grande famiglia. Ognuno sempre al matrimonio dell’altro. Nelle feste comandate e nei grandi avvenimenti ci siamo sempre tutti. Non abbiamo mai smesso di frequentarci».

Le è mai venuta in mente l’idea di un locale mondano alla Umberto Smaila, magari perché no proprio in Sicilia?«In questo settore sono già un po’ imprenditore. Sono socio di un ristorante in un casale antico nelle campagne del lago di Garda. Un posto in cui spesso ci riuniamo con tutti gli amici, cantiamo, mangiamo e ridiamo. E sono anche socio di un altro localino a Desenzano, dove ogni tanto mi esibisco io e con i miei amici Umberto Smaila, Fausto Leali, Katia Ricciarelli, Riccardo Fogli. Non è il mio lavoro, lo faccio perchè i miei amici lo fanno per mestiere e mi diverte. Però immaginare una catena di locali no, non è neanche il momento economicamente. Usciamo da un periodo abbastanza difficile. Resistono i locali storici che sono guidati da gente del settore».

L’ultima “fatica” in ordine di tempo è stato il film “Chi ha rapito Jerry Calà”…«Sì. Adesso è su tutte le piattaforme tv digitali. Ne ho curato la regia ed è stato girato a Napoli con un grande cast di attori partenopei tra cui Sergio Assisi, Nando Paone, Maurizio Casagrande. E con la partecipazione di grandi amici come Massimo Boldi, Mara Venier, Umberto Smaila. Mi sono inventato la storia del mio rapimento. Se io venissi rapito, i rapitori chiamerebbero i miei amici. E non vi dico il finale…».

Cosa dobbiamo aspettarci il 5 aprile? Uno show interattivo, una serata da libidine…«Di doppia libidine. Ci sarà la musica con una scaletta a prova di bomba che fa cantare a squarciagola. In un’ora e mezza di show praticamente canto la storia della musica italiana. I brani più belli e significativi degli anni ‘70, ‘80 e ‘90. Con un grande coinvolgimento del pubblico, una grande festa. Insieme con la musica poi i monologhi molto divertenti, battute, improvvisazioni. Una serata tra risate e musica».

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