Al via “Sciaranuova Festival”, torna il Teatro in vigna sull’Etna

Di Redazione / 21 Luglio 2022
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La drammaturgia contemporanea trova "casa" in un meraviglioso vigneto con vista sull'Etna. E' la formula di "Sciaranuova Festival", arrivato alla sesta edizione, che torna  a proporre testi innovativi nel contesto magico del vulcano (con aperitivo al tramonto). Un modo per promuovere il territorio, far conoscere il versante Nord a sempre più turisti,  unire cultura e calici.  Dopo due anni di sosta forzata l'azienda Planeta riavvolge il filo rosso del teatro con un’iniziativa culturale originale e d’impatto sul territorio etneo: la rassegna di Teatro in Vigna, appuntamento con il teatro di prosa nell’arena naturale della tenuta Sciaranuova, a Passopisciaro (Castiglione), Catania.

Intitolato quest’anno “Il Cannocchiale Capovolto”, – in omaggio alla capacità del teatro di capovolgere il punto di vista e lo sguardo sul mondo portando lo spettatore a contatto, al contempo, con l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande – il ciclo di eventi prevede due appuntamenti. Il primo, sabato 23 luglio “Intimità” di Amor Vacui,  compagnia teatrale padovana, che indaga e scandaglia il concetto di intimità nelle relazioni con le voci di Riccardo Bucci, Lorenzo Maragoni, Eleonora Panizzo. Il secondo, sabato 30 luglio si intitola “De revolutionibus”: partendo dalle Operette Morali di Giacomo Leopardi "Il Copernico" e "Galantuomo e Mondo", Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi esplorano la miseria e la nullità del genere umano e la rivoluzione che il teatro può apportare.

 

A curare la rassegna teatrale c’è Ottavia Casagrande, regista e scrittrice di formazione internazionale, alla sua seconda direzione a Sciaranuova: “Il Cannocchiale capovolto era il titolo che avevamo scelto per l’edizione 2020 di Sciaranuova Festival, mai andata in scena. Due anni di iato, in cui la prospettiva si è sconquassata, il mondo rovesciato. Eppure, l’idea originaria del teatro in vigna ci pare ancora fertile: immaginare che nel minuscolo perimetro del nostro palcoscenico, ai piedi del grande vulcano, possano approdare le rivoluzioni copernicane dell’infinito di Leopardi e i tortuosi labirinti del cuore. Che nello spazio di una sera, l’infinitamente piccolo e vicino arrivi a circoscrivere l’infinitamente grande e lontano è virtù e paradosso del teatro. Il paradosso, appunto, del cannocchiale capovolto”.

 

 

In “Intimità” lo spettatore viene trasportano nel nucleo centrale e incandescente di ogni relazione umana – l’intimità appunto. Intimità è un discorso, un’analisi, uno spettacolo, intorno alla nostra tendenza a ripetere, nelle relazioni, gli stessi schemi di comportamento. Tre attori cercano di parlarne, in modo a un tempo pubblico e privato. Attori e pubblico non sanno niente gli uni degli altri, eppure sono entrambi lì, a cercare con determinazione e amore di costruire una relazione di reciproco ascolto, che ci accompagni anche e soprattutto fuori dal teatro, che entri in risonanza con le relazioni con le persone importanti per noi, con i nostri amici, con le nostre famiglie, con le nostre comunità di riferimento. Questo spettacolo, attraverso una storia forse d’amore tra attori e pubblico, vuole esplorare la ricerca di un equilibrio tra le reciproche disponibilità a lasciarsi comprendere, sorprendere, ascoltare. Vuole essere un contesto sperimentale in cui confrontarci con la nostra disponibilità a essere o non essere, in intimità.

In “De revolutionibus” – sulla miseria del genere umano, Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi ci proiettano sideralmente lontani – a tu per tu con il sole. Rivoluzione e miseria sono parole che riempiamo d’una natura ambigua e paradossale, nell’unica certezza di volerci aggrappare al teatro, fatto di piccole e povere cose, ma capace di grandissime riflessioni sul potere dell’uomo di ribellarsi e dunque ritrovarsi. Passeggiando con il Maestro della più amara e saggia ironia, ci disperdiamo giocando con scenari che danno largo all’immaginazione, sperando di far scivolare il pubblico nella finestra di questo “oltre” che ancora in vita ci rimane e che può, con i suoi scherzi, renderci partecipi rivoluzionari del Sentimento del Sublime.

 

La rassegna di teatro è uno dei tantissimi appuntamenti culturali che Planeta organizza per promuovere il territorio,  di portare cultura e input positivi al territorio. “Sciaranuova Festival è uno degli appuntamenti che amiamo di più nell’ambito del palinsesto “Cultura per il territorio” di Planeta. Per noi fare impresa in Sicilia è prima di tutto un fatto culturale: il vino è un veicolo di profondi significati e valori positivi legati alla terra e alla nostra famiglia; affiancare il teatro è un modo per condividere la nostra passione per la cultura e l’arte con il pubblico siciliano e non solo”, commenta Vito Planeta, socio dell'azienda. “La bellezza e la cultura sono, per noi, parte integrante del concetto di ospitalità: il piacere e l’arricchimento che il teatro offre rendono l’esperienza Planeta indimenticabile. Progettiamo attività culturali in tutte le nostre tenute cercando di esplorare – attraverso canoni diversi, quali arte contemporanea, teatro, musica, letteratura – le infinite possibilità espressive che il vino offre” afferma Francesca Planeta, socia e responsabile delle attività immobiliari e dell'ospitalità.

 

 

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Pubblicato da:
Ombretta Grasso
Tag: castiglione di sicilia intimità di amor vacui ottavia casagrande passopisciaro planeta sciaranuova festival. teatro in vigna