Catania
Al Verga “Enrico IV” con Sebastiano Lo Monaco, regia di Yannis Kokkos
Da stasera al 9 dicembre il dramma di Pirandello. Chi meglio dell’attore, che ogni sera si sdoppia, può recitare la follia?
Debutta stasera al Teatro Verga di Catania "Enrico IV" di Luigi Pirandello, regia Yannis Kokkos, con Sebastiano Lo Monaco,Mariàngeles Torres, Claudio Mazzenga, Rosario Petix, Luca Iacono. Lo spettacolo, prodotto da Associazione SiciliaTeatro, Teatro Biondo di Palermo, Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile del Veneto, sarà replicato fino al 9 dicembre.
La produzione dell’Enrico IV di Luigi Pirandello per la regia di Yannis Kokkos, coniuga e mette a disposizione dello spettatore lo sguardo di uno dei maggiori autori del ‘900 filtrato dalla cultura e dall’esperienza di uno dei più incisivi e stimati registi viventi. Lo spettatore viene accolto, quasi a sua insaputa, all’interno di una seduta psicoanalitica dalla quale uscirà, a fine spettacolo, con molti e rilevanti quesiti sul suo vissuto. Come è noto infatti Luigi Pirandello ebbe a sviluppare nel suo Teatro i temi, allora nascenti, della psicologia del profondo, riferibili agli studi di Sigmund Freud e alla successiva Scuola di Francoforte. Enrico IV è un testo con cui si sono misurati grandi attori italiani ed europei. Sebastiano Lo Monaco, dopo il fertile incontro con Yannis Kokkos, nell’Edipo a Colono di Sofocle, nel 2018, al Teatro Greco di Siracusa,ha deciso di portarlo in scena, continuando così la sua ricerca intorno al mondo pirandelliano. Così, il tema della follia, presente in opere come “ Il berretto a sonagli” e in “Cosi è, se vi pare”, già interpretate da Lo Monaco, si trasforma in rappresentazione della follia, fino a esibirla. In fondo, Enrico, per poterla mostrare attraverso una cosciente finzione, deve rinsavire, e mettere a nudo il rapporto tra maschera e smascheramento, recitando la follia ed evidenziando il carattere metateatrale che si può applicare al testo. Chi meglio dell’attore, che ogni sera si sdoppia, può recitare la follia? Chi meglio di lui può recitare il teatro dell’inconscio, visto che tutte le sere si sottopone a una seduta psicoanalitica? L’attore finge, proprio come Enrico, il quale, attraverso la finzione, costringe gli altri, a loro volta, a fingere. Ritorna, in questo modo, il giuoco ambiguo della finzione che non si coniuga più con realtà, ma con follia, tanto che, la nota formula “ finzione o realtà?”, si trasforma in “Finzione o Follia?”. Per Enrico, la follia è l’unica finzione possibile. La domanda che nei “Sei personaggi”, rimaneva aperta, in “Enrico IV” trova una risposta. Si tratta di rivalsa? Di vendetta? No, Semplicemente di rifiuto della ipocrisia borghese, che Enrico si diverte a beffeggiare, trasformandosi un un eccentrico buffone per potere urlare agli altri : “Buffoni, buffoni”, mostrando, in fondo, la sua vera malattia che consiste nella malinconia, diventata mania, dopo tanti anni di solitudine.