speciale rappresentazioni classiche
Sartori: «Ulisse mi affascina da sempre e credo faccia parte di ognuno di noi»
È entrato nella storia dell’Inda “Edipo re” di Sofocle con la regia di Robert Carsen e la traduzione di Francesco Morosi messo in scena la scorsa stagione. La tragedia per eccellenza che si è aggiudicata anche il Premio della critica 2022 assegnato dall’associazione nazionale critici di teatro. E Giuseppe Sartori resterà per sempre nella memoria collettiva uno degli attori più bravi nel vestire il ruolo del protagonista principale. Ha emozionato il numeroso pubblico seduto sulla cavea che ad ogni replica gli ha restituito in applausi lunghissimi il lavoro realizzato per la messinscena. Dopo Edipo e Oreste in “Coefore Eumenidi” diretta da Davide Livermore ritorna a Siracusa per interpretare un altro grande personaggio della mitologia: Ulisse. Colui che della scoperta e della conoscenza ha fatto la sua vita.
L’attore, classe 1986, si è formato nella scuola del piccolo Teatro di Milano e per dieci anni ha fatto parte della compagnia Ricci/Forte. Lo scorso anno ha vinto il Premio Stampa Teatro come miglior attore. Dopo la stagione del Teatro Greco, l’inverno lo ha visto in tournée nei teatri italiani con “Peng”, prodotto dal Teatro Vascello di Roma per la regia di Giacomo Bisordi. L’allestimento, pensato come un adattamento alla realtà italiana della commedia di Mayenburg, è stato costruito come un documentario teatrale. Inoltre è stato impegnato con Davide Livermore al Teatro Nazionale di Genova con “Coefore Eumenidi” e le repliche speciali dell’Orestea. Una maratona di quasi quattro ore di cui ha goduto anche il pubblico del Teatro Greco.
«Sono contento di ritornare – afferma -. Il Teatro Greco di Siracusa provoca una sorta di dipendenza. Dopo la prima volta senti la necessità di ritornarci. Trovo sia molto stimolante l’aver fatto esperienze diverse: Livermore, Carsen e ora Peparini che è un professionista con la “p” maiuscola. “Edipo re” è stata una esperienza a sé e ritornare con qualcosa di diverso per me è un valore aggiunto. Chè poi a Siracusa oltre la meraviglia del Teatro Greco, c’è Ortigia, il mare. È una dimensione altra. È come se mettessi in pausa le regole della tua vita normale e per quei tre-quattro mesi vivessi un’altra routine. Diventa normalità ciò che normalità non è. Siracusa ti permette di godere anche dei tuoi compagni di scena perché gli spettacoli vivono e crescono quanto più la compagnia si conosce e lavora insieme verso un obiettivo. Ortigia poi ti porta ad incontrarti, a stringere rapporti e quella felicità umana che spesso nasce anche tra colleghi si trasferisce anche in scena e viene restituito al pubblico. E anche il pubblico fa esperienza di qualcosa di speciale, di non quotidiano».
“Ulisse, l’ultima Odissea”, è il quarto spettacolo prodotto dalla Fondazione e chiuderà la stagione di Siracusa dal 29 giugno al 2 luglio. Lo spettacolo in scena sarà contaminato da diverse arti per un pubblico trasversale e sarà ambientato in aeroporto. «La figura di Ulisse – aggiunge Sartori – mi affascina da sempre e credo faccia parte di ognuno di noi. Ulisse è conoscenza, scoperta, astuzia. Penso alla poesia di Costantino Kavafis in cui chiara appare la necessità di avere una Itaca a cui tornare. Il solo fatto di sapere che c’è, che esiste una Itaca di ritorno, ti sorregge nel viaggio, nella lontananza, è una spinta di base a tornare a un luogo di partenza o di arrivo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA