Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza indica i criteri di destinazione delle risorse in arrivo dall’Europa per la ripresa post Covid. L’Italia ha inviato a Bruxelles il Recovery plan nazionale lo il 30 aprile del 2021. La Commissione europea ha già espresso parere favorevole, approvando una prima tranche del 13%dell’ammontare totale, pari a circa 25 miliardi di euro.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è il documento che illustra le proposte di impiego delle risorse derivanti dal Next Generation EU, il piano europeo da 750 miliardi che i Paesi membri utilizzeranno per la ripresa delle economie nazionali, gravemente provate dagli effetti della pandemia di Covid-19.
Il Next Generation EU, evoluzione dell’iniziale progetto di un fondo di ripresa (Recovery Fund), si articola in un dispositivo principale, noto come Recovery and resilience facility (RRF) – che rappresenta il 90 per cento dell’importo – e una serie di Fondi ulteriori – di cui il più importante è il React-Eu – che compongono il restante 10 per cento.
Le quote del Next Generation EU sono state ripartite non solo in base a criteri proporzionali come la popolazione, ma anche in base a elementi perequativi come la perdita di Pil dovuta alla crisi economica, con l’intento di offrire alle economie maggiormente “provate” dalla pandemia uno strumento per una ripartenza effettiva
Dei 750 miliardi a disposizione, il solo strumento RRF ammonta, dunque, a oltre 672 miliardi di euro, che saranno reperiti attraverso l’emissione di titoli obbligazionari. Il debito comune sarà garantito in solido dagli Stati.
Per quanto riguarda l’Italia, questo strumento garantirà risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi saranno sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi saranno finanziamenti in forma di prestiti a tassi agevolati
Inoltre, con il Decreto Legge 6 maggio 2021, n. 59, è stato approvato il Piano nazionale per gli investimenti complementari, “finalizzato ad integrare con risorse nazionali gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per complessivi 30.622,46 milioni di euro per gli anni dal 2021 al 2026”.
In questo modo, le risorse complessive per investimenti legate al PNRR ammontano a un totale di circa 222,1 miliardi di euro.
Come evidente nel nome, il Next Generation EU contiene non solo una ripartizione di risorse, ma una vera e propria immagine di futuro per la prossima generazione europea, disegnata intorno ai concetti di transizione a una economia circolare e sostenibile, compimento della rivoluzione digitale, superamento delle iniquità territoriali, sociali e di genere.
Si tratta di grandi cambiamenti, enunciati in forma precisa nel RRF, che ha indicato 6 aree di intervento, denominate pilastri, su cui dovranno essere incentrati i PNRR degli Stati. Tali pilastri sono: la transizione verde, la trasformazione digitale, la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, la coesione sociale e territoriale, la salute e resilienza economica, sociale e istituzionali, le politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani.
I principi alla base della strategia europea dell’era post-Covid sono tradotti nei tre assi trasversali indicati dal nostro PNRR: Digitalizzazione e innovazione (cui sarà destinato il 27 per cento dei 191 miliardi provenienti dal RRF), Transizione ecologica (40 per cento) e Inclusione sociale (40 per cento, da utilizzarsi tra l’altro per lo sviluppo dell’economia del Mezzogiorno).
Il PNRR è articolato in 16 componenti (settori di intervento), raggruppati in 6 missioni che, sebbene in un ordine e con etichette differenti, riproducono nella sostanza i 6 pilastri del RRF. Tali Missioni sono: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; coesione e inclusione; salute.
Non è un caso che il Piano sia stato intitolato “Italia domani”. Con il PNRR ci si impegna infatti non solo a distribuire gli importi secondo i criteri descritti, ma anche a portare avanti una serie di riforme ritenute cruciali per l’ammodernamento e la crescita, anch’esse condizione per il sostegno finanziario dell’Europa.
Le riforme riguardano i quattro settori della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione della legislazione e della promozione della concorrenza.
La riforma della pubblica amministrazione persegue l’obiettivo di uno snellimento delle procedure burocratiche e di un miglioramento generale delle capacità della macchina pubblica e della sua relazione con cittadini e imprese. In questo quadro gioca un ruolo fondamentale sia l’impulso alla digitalizzazione, sia gli interventi previsti in materia di selezione, formazione e promozione dei dipendenti pubblici.
Anche la riforma della giustizia si pone come obiettivo la risoluzione di questioni che ormai da lungo tempo affliggono il settore, primo tra tutti quello dell’ingolfamento degli uffici e della durata delle vicende giudiziarie. Gli assi su cui sono incardinate le proposte di intervento riguardano pertanto da una parte la semplificazione delle procedure e dall’altra la ridefinizione dei termini di durata dei processi.
La riforma per la semplificazione della legislazione risponde all’esigenza di facilitare la vita di cittadini e imprese, intervenendo tra l’altro sulle leggi in materia di pubbliche amministrazioni e di contratti pubblici e sulle norme che sono di ostacolo alla concorrenza.
Infine, per quanto riguarda la materia della concorrenza, il Governo s’impegna a presentare in Parlamento il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza e ad approvare norme che possano agevolare l’attività d’impresa in settori strategici, come le reti digitali, l’energia e i porti.
Condizione necessaria per l’effettivo accesso alle somme quotate, è dunque l’approvazione dei Piani nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR), che indicano come saranno distribuiti i fondi in arrivo e gli obiettivi in base ai quali si prevede che siano spesi. L’Italia ha inviato a Bruxelles il proprio PNRR il 30 aprile del 2021. L’erogazione delle somme avverrà con cadenza semestrale, proprio al fine di consentire alle istituzioni europee il monitoraggio sull’effettivo utilizzo delle risorse secondo quanto stabilito nel PNRR.
La gestione del Piano è condivisa tra più soggetti che costituiscono la cosiddetta governance. Il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, e successive integrazioni, è intervenuto a disciplinare la governance del Piano, definendone il sistema di coordinamento, gestione, monitoraggio e controllo. Per quanto riguarda le funzioni di coordinamento, è stata istituita una Cabina di Regia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con poteri di indirizzo e impulso sull’attuazione degli interventi previsti dal PNRR.
Le funzioni di rendicontazione, monitoraggio e controllo sono assegnate a una struttura incardinata presso il Ministero dell’economia, denominata Servizio centrale per il PNRR, che rappresenta il punto di contatto con la Commissione europea. Le amministrazioni sono invece responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme.
In base alle previsioni, le principali variabili macroeconomiche (come, per esempio, reddito e occupazione) trarranno benefici dal PNRR. In particolare, si prevede che nel 2026, al termine delle erogazioni, il prodotto interno lordo sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto all’andamento tendenziale. Nell’ultimo triennio di attuazione del Piano (2024-2026), l’occupazione sarà aumentata di 3,2 punti percentuali.