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Eterometria, quando deve intervenire il chirurgo

La differenza tra una gamba e l’altra. A colloquio col prof. Gianluca Testa, riceratore di malattie dell’apparato locomotore

Di Redazione |

L’eterometria degli arti inferiori, Lenght leg discrepancy (LLD), è una differenza strutturale e misurabile tra una gamba e la controlaterale, dovuta alla differente lunghezza del femore o della tibia. Circa un terzo della popolazione presenta una differenza che va da 0,5 a 1,5 cm; si assesta intorno al 5% invece la percentuale di chi presenta una differenza superiore a tale soglia.

Le eterometrie in età pediatrica si dividono in congenite, evolutive o acquisite. Per quanto riguarda quelle congenite, esse sono causate da ipoplasia del femore, un difetto congenito in cui viene compromesso lo sviluppo del femore con conseguente accorciamento, deformità e alterazione delle articolazioni contigue ovvero anca e ginocchio, o da ipoplasie della gamba (chiamate anche emimelie longitudinali del perone o della tibia), associate anch’esse ad accorciamento, deformità fino a instabilità della caviglia. La differenza di lunghezza inoltre, non si mantiene costante, ma aumenta durante la fase di accrescimento. Ciò che si mantiene costante è la percentuale di accorciamento rispetto all’arto sano.Nelle eterometrie evolutive la differenza di lunghezza degli arti inferiori si evidenzia nel corso dell’accrescimento secondariamente a manifestazioni come il piede torto congenito, la lussazione dell’anca, e una deformità dell’anca indicata come “coxa vara”; o ancora per encondromi multipli o esostosi multiple, delle lesioni benigne cartilaginee che, originando dal piano osseo, crescono in sedi e direzioni anomale e tendono a diventare progressivamente osso, provocando compressioni e deformità.

Altre cause possono essere neurofibromatosi, pseudartrosi congenita di tibia o alcune anomalie vascolari.Le eterometrie acquisite sono infine causate da esiti di eventi traumatici come fratture e distacchi epifisari, infezioni, neoplasie, radioterapia, malattie reumatiche, o da patologie ortopediche quali la malattia di Perthes, in cui un evento ischemico colpisce la vascolarizzazione della testa del femore in accrescimento, provocandone una necrosi avascolare con rallentamento dello sviluppo fino a completo rimodellamento; e il morbo di Blount, un disturbo di crescita della cartilagine di accrescimento della tibia prossimale. «Le dismetrie inferiori a 2 cm – spiega il prof. Gianluca Testa, ricercatore in Malattie dell’apparato locomotore nel dipartimento di Chirurgia generale e Specialità medico-chirurgiche dell’Università di Catania, in servizio all’Unità operativa complessa di Clinica Ortopedica e Traumatologica del Policlinico ospedaliero-universitario “Gaspare Rodolico – San Marco” di Catania – sono spesso asintomatiche poiché la colonna vertebrale riesce ad attuare meccanismi di compenso. Secondo lo studio pubblicato da Gordon nel 2019, dismetrie superiori a 2 cm sono invece correlate a maggiore incidenza di artrosi, lombalgia, scoliosi, rischio di cadute. Clinicamente, l’arto accorciato presenta: caduta del bacino con conseguente scoliosi, pronazione della caviglia, flessione plantare del piede».

I moderni approcci ai trattamenti chirurgici nelle deformità degli arti sono stati oggetto della relazione del prof. Testa, al congresso regionale dell’Associazione Siciliana Ortopedici Traumatologi Ospedalieri che si è tenuto di recente a Bagheria, premiata come migliore comunicazione scientifica del simposio. La principale linea di ricerca del prof. Testa, allievo dei professori Giuseppe Sessa e Vito Pavone (con lu nella foto), riguarda i campi della ortopedia pediatrica e della traumatologia, insieme con la tematica della chirurgia correttiva delle deformità congenite e post-traumatiche degli arti.

«Il ruolo di un maestro universitario – evidenzia il prof. Sessa, congratulandosi col proprio allievo – è di individuare fra tanti quelli che hanno le caratteristiche per intraprendere un percorso tutto in salita, come quello della ricerca e motivarli in questo, senza alcuna gelosia, ma sentendosi piuttosto gratificati dai risultati che gli allievi riescono a raggiungere, nell’auspicio fattivo che cresca e si sviluppi negli anni a venire una “scuola” prolifica, e non il nulla come spesso purtroppo accade».

«Il trattamento della dismetria – osserva il prof. Testa – può essere conservativo, con ialzi e tutori, o chirurgico. Nonostante non vi siano delle indicazioni univoche, l’allungamento chirurgico degli arti inferiori è consigliabile per le differenze di lunghezza superiori a 2,5 cm mediante fissatori esterni (Tecnica Ilizarov) o chiodi endomidollari. Generalmente si interviene precocemente quando la dismetria raggiunge i 4-5 cm, mentre se inferiore a 3-4 cm, l’intervento viene eseguito nelle fasi finali di accrescimento. Più recentemente le tecniche di allungamento degli arti inferiori sono state adottate anche a fini estetici per casi selezionati. Il trattamento, previa opportuna valutazione psicologica per escludere dismorfofobia, prevede un allungamento di 6-8 cm in 10-12 mesi di trattamento con fissatore o chiodo endomidollare. Il tasso di successi, documentato dall’università della Florida, è di 4 casi su dieci, con complicanze che includono per lo più infezioni, danni ai nervi e mancata saldatura delle ossa».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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