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I canti moderni in onore della “Santuzza”

Mario Venuti, Giuseppe Castiglia, Carmelo Caccamo e Nino Marchi: singole voci che diventano preghiera corale in musica 

Di Carmelo Aurite |

Mario Venuti, Giuseppe Castiglia, Carmelo Caccamo e Nino Marchi, esprimono in arte un sentimento profondo legato a Sant’Agata. “Sant’Agata su Marte” di Mario Venuti è uno dei primi “canti moderni” in onore di Agata, risalente a un ventennio fa.  «Il brano – spiega Venuti – è nato nell’ambito di un progetto più ampio, partorito da Antonio Presti. Nel 1999 si pensò ad una festa di Sant’Agata parallela alla tradizionale. Presti radunò artisti di ogni disciplina che crearono opere ispirate alla Santa. Il brano gioca sul piano del passato e del futuro. La canzone si proponeva di proiettare nel futuro, rappresentato da un viaggio spaziale, il “mito” dell’antichità».  Anche Giuseppe Castiglia ha dedicato un inno alla Patrona. Sebbene nel pensare al cabarettista echeggia subito “tutti co’ saccu sta pasannnu a Santa”, che fa parte del brano “Figghiozza d'o Patri Eternu”, dedicata a Catania, Castiglia nel 2017 ha prodotto il brano “Agata” accompagnato da un videoclip con le pagine più belle della festa. Il brano testimonia l’amore per la Patrona, della quale “….a Catania nessuna fimmina può essere gilusa”.  «Sono un devoto. Non indosso il sacco, ma mi lascio travolgere dalla festa. “Agata” era inizialmente una poesia di tre quartine, poi misi la musica e la trasformai in canzone, così aggiunsi un’altra strofa e dei ritornelli. Per molto tempo non mi venne in mente nulla, fino al giorno del funerale di mio papà. Dopo le esequie tornai a casa e sul tavolo dello studio c’era proprio il manoscritto. Presi la chitarra e trovai subito la melodia e quella parte di testo che mi mancava». Come la preghiera di Castiglia anche “Sant’Aituzza” dell’attore Carmelo Caccamo, del 2018, è una supplica: “Proteggi a tutti e non n’abbannunari, macari a chiddi ca’ non sannu priari”. «La canzone – spiega Caccamo – è nata dal mio profondo rapporto con Sant’Agata. Ero nella culla. Stavo male e in ospedale mia nonna creò da una federa di cuscino il mio primo sacco bianco, voto per la mia guarigione. Avere devozione a una Santa, ispirarsi alle Sue gesta, alle Sue parole, è l’impegno di una vita per crescere nel Suo nome. Il testo della canzone è maturato da un’intervista tv di Antenna Sicilia, da cui Tony Ranno, Antonio Zeta, Gino e Salvo Finocchiaro, mi proposero di incidere una canzone».  Nel panorama musicale catanese c’è anche Nino Marchi, che nel 2009 ha omaggiato Agata con “Santa e Picciridda”. Mentre la “lacrima scinni semu tutti cittadini” sussurra Marchi in melodia.  «Già da piccolino – spiega – indossavo il sacco e canto dal 1998. La mia devozione nasce dopo essere uscito da un periodo buio in cui ho trovato in Agata la luce. Nel 2019 ho inciso “Canto pi tia”, che ho eseguito per la prima volta in piazza Duomo, la “sera del tre”.    

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