In un panorama economico in costante evoluzione, un termine che sta guadagnando sempre più risonanza è “prosumer company“.

Ma cosa significa veramente essere una prosumer company oggi?

Il termine “prosumer” nasce dalla combinazione delle parole “producer” (produttore) e “consumer” (consumatore).

Ha fatto la sua prima comparsa nell’opera di Alvin Toffler, “La Terza Onda”, pubblicata nel 1980. Toffler teorizzava una società in cui le persone non sarebbero state più semplici consumatrici di beni e servizi, ma anche produttrici di contenuti, idee e beni tangibili.

Questa previsione si è rivelata profetica prima con l’avvento di Internet e dei social media, e oggi si avvia verso nuove prospettive anche per le aziende che scelgono il prosumer come attore di riferimento.

Il concetto di prosumer company abbraccia una nuova dimensione: le aziende che si definiscono tali permettono ai loro clienti di partecipare alla produzione dei loro prodotti o servizi, e ne fanno una parte centrale del loro modello di business.

Si tratta di realtà ed imprese che hanno saputo guardare lontano per soddisfare le esigenze e le aspettative dei consumatori, che desiderano un coinvolgimento.

Spesso la prosumer company costruisce attorno a sé una vera e propria comunità in cui sono i clienti, o meglio, i prosumer, a condividere feedback, input, idee ed esperienze.

L’innovazione, in molti casi, parte proprio da loro.

Le prosumer company sono, quindi, una possibile risposta all’evoluzione delle aspettative dei consumatori nel 2023, sempre più sensibili a temi riguardanti l’ambiente, la sostenibilità e il benessere sociale.

Le prosumer company stanno trasformando il modo in cui concepiamo e gestiamo l’energia. Queste aziende spingono i consumatori a diventare attori centrali nella produzione e nella gestione energetica, promuovendo sostenibilità, efficienza economica e resilienza.

Una prosumer company nel settore energetico è un’azienda che consente ai consumatori di non essere solo clienti passivi delle utility, ma anche produttori e gestori attivi dell’energia. Si tratta di aziende che puntano anche su tecnologie e innovazione per coinvolgere i consumatori nella produzione, l’accumulo, la condivisione e la vendita dell’energia.

Trasformarsi in una prosumer company è, perciò, una sfida che richiede un cambiamento anche e soprattutto nell’approccio con i clienti, o meglio, con i prosumer.

Una sfida che vede le persone e l’energia rinnovabile al centro dei processi.  La stessa affrontata da Onda Più, fornitore energetico siciliano, che nell’ultimo anno si è avvicinato sempre di più ai suoi utenti, guardandoli non solo come attori “passivi”, ma come parte attiva di una transizione energetica possibile.

In quanto prosumer company del futuro, Onda Più incoraggia l’installazione di pannelli solari; attraverso app e tecnologie accessibili, l’azienda incentiva i consumatori a monitorare e gestire in tempo reale la produzione e il consumo di energia. Da potenziale prosumer company facilita, poi, lo scambio di energia tra i propri clienti con le comunità energetiche e incentivando l’installazione di batterie domestiche per immagazzinare l’energia prodotta in eccesso da utilizzare quando il sole non splende.

Grazie a un focus crescente sulla transizione verso fonti energetiche rinnovabili, le prosumer company sono diventate un passo decisivo verso un futuro energetico più sostenibile e partecipativo.

Tra i loro benefici ci sono: la riduzione delle emissioni di gas serra grazie alla produzione di energia pulita e all’efficienza energetica, il risparmio economico e la riduzione dei costi energetici, una maggiore indipendenza energetica, la spinta su ricerca e innovazione per lo sviluppo di nuove tecnologie e, infine, il coinvolgimento sociale e l’interazione tra i membri della comunità.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA