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Ricavare acqua dall’aria, un progetto in Namibia

Il programma della Fondazione HumaCoo per contrastare la crisi idrica e fronteggiare le carenze igienico-sanitarie

Di Redazione |

Due anni dopo che l’Onu ha riconosciuto l’acqua un diritto umano fondamentale, la crisi idrica continua ad affliggere il nostro pianeta: ad oggi si stima che 880 milioni di persone non abbiano accesso all’acqua potabile e che ogni anno siano circa 3,4 milioni i morti per mancanza o inquinamento dell’acqua.  Di questi, molti sono concentrati nei paesi più aridi del pianeta, dove vive l’85% della popolazione mondiale. Uno di questi è la Namibia, nel sud dell’Africa, la cui popolazione si trova a fronteggiare carenze idriche e igienico-sanitarie.  In particolare, la regione del Kunene (88.300 abitanti circa, il 75% dei quali vive in aree rurali) risulta gravata da condizioni ambientali e infrastrutturali critiche: un certo numero di scuole di Opuwo, specialmente quelle nelle aree più periferiche, non dispongono di acqua potabile. Il rischio per la salute di bambini e ragazzi è inevitabile: alunni dai 5 ai 7 anni sono costretti a impiegare acqua non depurata dai rifiuti.  Per arginare la drammatica condizione della regione, la Fondazione HumaCoo, ong impegnata a fornire soluzioni basate sull’innovazione tecnologica ai Paesi afflitti da gravi problemi economici e sociali, ha avviato un progetto di cooperazione per l’area di Opuwo, la capitale del Kunene.  Oltre a riqualificare la Hungua Primary School, che diventerà presto un vero e proprio campus scolastico, il progetto introdurrà una tecnologia di conversione dell’aria in acqua, che consentirà di avere accesso diretto a 2.500 litri d’acqua potabile al giorno. Il progetto di HumaCoo, in collaborazione con Seas, water solution provider, mira a garantire la sopravvivenza della popolazione e il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, ambientali e di vita. I beneficiari diretti del progetto sono le 515 persone presenti all’interno dell’Istituto, studenti e personale scolastico. Beneficiari indiretti saranno, invece, le loro famiglie grazie al miglioramento generale delle condizioni ambientali delle aree in cui risiedono.  «L’obiettivo dichiarato dalla nostra Fondazione, tanto ambizioso quanto necessario, è duplice: da un lato, garantire formazione e migliori condizioni igienico-sanitarie agli abitanti della Namibia; dall’altro, creare un modello ripetibile di ecosostenibilità e autosostentamento per l’intero territorio», ha affermato Carlo Maria Tieri, direttore generale di HumaCoo. «Contiamo – ha aggiunto – di portare a compimento questo progetto entro diciotto mesi e il nostro operato non si fermerà alla Namibia: abbiamo già in programma un progetto di sanificazione di un ospedale di Managua, capitale del Nicaragua». Oltre all’acqua da bere, infatti, la rete tecnologica di Seas potrà produrre dai 10 ai 20 mila litri ogni giorno destinati all’uso sanitario e irriguo. «Aver messo a punto un sistema in grado di rispondere ad un bisogno primario come quello dell’acqua è anche una grande responsabilità, oltre che una grande soddisfazione, e fa sì che noi tutti viviamo la nostra attività come una vera e propria missione – afferma Rinaldo Bravo, Ad di Seas Sa – e poter collaborare con organizzazioni non governative come HumaCoo, impegnate in aree con oggettive difficoltà di sopravvivenza e sviluppo, è per noi un arricchimento. Rendere davvero possibile lo sviluppo e la crescita in queste aree è un cambio di passo negli interventi di solidarietà, grazie alla tecnologia messa al servizio della cooperazione. Rispetto ad altre tipologie di intervento, si tratta inoltre di un sistema che si integra e si adatta perfettamente al territorio e alle situazioni già esistenti, rispettando l’ambiente. Formando la popolazione locale all’autogestione tecnologica e creando un processo di crescita locale».

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