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Tanta Sicilia alla Milano design week tra architettura e sostenibilità

Viaggio tra le aziende e i personaggi isolani nella importante kermesse meneghina

Di Antonio Iraci |

Milano, salone del mobile , numero 62, ormai nel tempo Milano design week, quindi una settimana dove negli aeroporti lombardi atterrano migliaia di amanti del design e non, dove trovare un posto per dormire diventa utopia a prezzi da mercato libero, dove una telefonata per avere un taxi rischia di surriscaldare il telefonino a rischio rottura, dove se non hai prenotato un ristorante da tempo rischi di fare tuo malgrado la dieta del digiuno, ma «Milano vicino all’Europa, Milano che banche, Milano gambe aperte, Milano che ride e si diverte…»; è proprio vero la settimana del design è divertimento, dove non si ha il tempo di vedere, scoprire, tutto ciò che la kermesse ha messo in bella mostra, si fa spola tra Rho fiera ed il fuorisalone passando da una metro all’altra alla ricerca di  soddisfare il palato, tra bollicine a go go, tra convegni, tra architetti e designer ed archistar invitati per l’occasione, ma «Milano a portata di mano ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano…».

Ma cosa c’entra la Sicilia in tutto questo mondo di tendenze ed evoluzioni tecnologiche? La Sicilia non è un mistero, anzi è presente: la Sicilia disegna, produce, è partecipe con la sua redesign Tower a Largo Treves, nel pieno cuore di Brera, una architettura temporanea fuori-scala, orientata alla sostenibilità e al futuro. «Abbiamo voluto creare – ci racconta Biagio Amorù, titolare di Nerosicilia – un grattacielo ideale con 400 opere d’arte create da nerolabstudio che lancia un forte messaggio di sostenibilità e ri-utilizzo delle materie naturali , rivolto al mondo del design e dell’architettura per una città sempre più internazionale, dove il connubio tra storicità e costruzioni futuristiche è evidente».

Un simbolo temporaneo che l’azienda siciliana ha voluto fortemente inserire in un triangolo logistico importantissimo ed il messaggio lanciato è forte e determinante: «Guardare al futuro senza dimenticare il passato», conclude cosi il titolare di Nerosicilia, orgoglioso della “sua” pietra lavica naturale estratta dalle pendici dell’Etna e trattata col fuoco secondo un nuovo concept di marcato contenuto tecnico ed estetico. L’Etna e la sua pietra sono anche fortemente protagonisti nei segni mediterranei di una azienda doc brianzola, Paola Lenti, che coniuga l’outdoor in una miscellanza con l’indoor dai colori ricercatissimi. Il trade union con la lava sono i segni/disegni della stilista catanese Marella Ferrera, che collabora con la “maison” lombarda dal 2016; anche quest’anno i contenuti di Marella si rivolgono alla natura, al verde, con una sequenza di accostamenti cromatici che trasformano la lava in un’alternanza  di scenari .

Il matrimonio tra Paola Lenti e Marella Ferrera ormai offre annualmente delle importanti  novità con un linguaggio unico ed indissolubile. «Un mondo straordinario, il mondo di Paola, afferma Marella, che si arricchisce ogni anno di esperienze diverse, cromatiche, una narrazione sulla terra con una ricerca continua , colori e materia che si trasformano in un divenire paesaggistico».

Dalla “sciara” della Ferrera ai maestri di Caltagirone il passo è breve, ci troviamo a Palazzo Bovara, dove Elle Decor, la rivista di design, arredo e stili di vita, ha organizzato un allestimento “material Home, ed ha voluto l’azienda siciliana , Ninefifty, handmade sicilian tiles, non solo nella propria copertina, ma soprattutto con la presenza dell’allestimento dell’area ristorante con i  prodotti a firma di Elisa Ossino, siciliana di nascita, ormai nell’olimpo dei designer meneghini, che ha destato parecchia curiosità.

«Le collezioni di Elisa – esordisce Nico Parrinello , uno dei titolari dell’azienda – Zeusi Tiles, Murales Collection, Pitagora Tiles, giocano con le geometrie e gli spessori della pietra lavica smaltata a mano, con le boiseire in cotto decorati che dialogano con la pavimentazione a losanghe: una storia messa in bella mostra che racconta l’evoluzione e la crescita del nostro marchio dove tradizione e segno contemporaneo si fondano in una collaborazione con la Ossino per un approccio decorativo ed estetico che esalta  l’imperfezione della manualità , la pienezza dei pigmenti e la versatilità dei volumi». 

Se l’ambiente ristorante Made in Sicily è una novità, lo spazio esterno, lo spazio del verde non poteva non essere realizzato da chi ormai è una continuità per palazzo Bovara ed Elle Decor, i celebri Vivai piante Faro, l’eccellenza siciliana del verde, che con il paesaggista Antonio Perazzi hanno curato il verde del cortile: «Per noi è motivo d’orgoglio, ci dicono – Mario e Michele Faro – dare un contributo fattivo ed essere presenti in un kermesse tra le piu importanti al mondo, vedere le nostre piante “arredare” Palazzo Bovara, ed essere coinvolti sempre di più in un processo evolutivo dove il Garden Festival Radicepura è la riconoscenza mondiale del nostro progettare e realizzare il verde».

Dal verde al mare, per una Sicilia che con Lithea, azienda Fondata da Patrizia Furnari e Fabio Fazio in provincia di Messina,  racconta un affascinante viaggio attraverso il Mediterraneo, mettendo in evidenza creatività e maestria che ha portato il brand ad essere riconosciuta in tutto il mondo nei luoghi del luxury: «Una storia sicuramente affascinante, un sorridente Fabio Fazio, dentro il suo padiglione , all’interno del salone del mobile, ci tiene a sottolineare, dove abbiamo voluto evolvere l’esperienza di famiglia nella lavorazione dei materiali lapidei,introducendo un immaginario originale, una ricerca materica fatta di marmi e pietre non comuni».

Con i temi di quest’anno , Marina, di Elena Salmistraro , Geografia di Martinelli Venezia, con Arcipelago ed Etna , Lithea arricchisce il catalogo proseguendo la sua ricerca attorno al Mare Nostrum. Infine non poteva mancare dopo il lancio della prima collezione nel 2021, Giorgia Bartolini che con Vincenzo Castellana, art director, ed Orografie hanno presentato la seconda collezione del marchio con il loro motto «siamo anfibi, metà analogici e metà digitali, parliamo di scenari futuri e ci immaginiamo nuovi rituali».

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