PREFETTURA
Reinserimento dei minori detenuti, mano tesa dai privati: si fanno avanti il Catania calcio e il consorzio Gema
Il presidente del tribunale minorile Di Bella: «Servono politiche di prevenzione sociale che abbiano una strategia»
Alla vigilia della prima riunione dei tavoli tematici dell’Osservatorio metropolitano per prevenire la devianza minorile – istituito in prefettura e previsto domani dalle 10.30, con l’obiettivo di tutelare minorenni o giovani adulti destinatari di provvedimenti giudiziari civili e penali, anche dal settore privato – arrivano opportunità di riscatto e reinserimento sociale attraverso l’impegno e il lavoro.
Due nomi su tutti sono per ora arrivati sul tavolo del presidente del Tribunale dei Minori Roberto Di Bella: il Calcio Catania Ssd e il Consorzio Gema. Nel primo caso «si tratterà di alcuni ragazzi e ragazze con misure alternative alla pena che potranno offrire la loro attività, utili, alla squadra di calcio cittadina. Un’opportunità unica, che abbiamo colto al volo e che a breve – ha anticipato a La Sicilia – prenderà il via».
Per quanto riguarda il Consorzio Gema – che si occupa del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti nel Lotto Centro – invece la proposta è arrivata ieri, nel corso dell’incontro del direttore operativo Valentina Sanfelice con il presidente Di Bella, forte di analoghe esperienze già avviate in Campania e con successo.
«Si tratta – ha spiegato Sanfelice – di inserire giovani con la formula della messa in prova o dell’articolo 21 (attività lavorative all’esterno della struttura penitenziaria). La nostra esperienza ci insegna che questi ragazzi scontano un senso di colpa con la vita e, quando vengono inseriti in contesti lavorativi, poi sono i migliori. Per noi significa radicarci sempre di più nel territorio e dare il nostro contributo anche a livello sociale». Di Bella ha subito avviato i contatti necessari, anche a livello ministeriale per poter stilare «al più presto un preciso protocollo con tutte le indicazioni del caso, da firmare sotto l’egida della prefettura».
Per Di Bella però, nonostante il grande impegno di protocolli d’intesa e iniziative concrete avviate contro il fenomeno della devianza minorile, ancora non basta. E l’appello va alla politica. «Accanto a tutto quello che stiamo facendo – ha precisato – servono politiche di prevenzione sociale che abbiano una strategia: in Calabria ad esempio, anche prendendo spunto dalla sensibilizzazione alla politica data dal progetto “Liberi di scegliere”, è stata emanata una legge regionale “anti-ndrangheta” e io mi auguro che anche in Sicilia ci possa essere una legge regionale antimafia che non guardi all’aspetto penalistico, ma alla prevenzione e al recupero, una legge quadro che possa dare indicazioni precise agli enti locali e prevedere azioni coordinate con una visione strategica».
«Il 25% di dispersione scolastica a cui si arriva da noi significa migliaia e migliaia di ragazzi che non vanno a scuola e alimentano, nella migliore delle ipotesi, il mercato del lavoro nero, ma il più delle volte le file della criminalità organizzata o comune. Gli episodi di malcostume diffusi che vedono protagonisti i minorenni sono da ricondurre anche al fatto che non vanno a scuola, o che ci sia un'offerta formativa scolastica non adeguata ai tempi, perché in Sicilia non c’è il tempo pieno?».
«Catania – ha proseguito – è tra le prime città metropolitane per disoccupazione giovanile, come ha provato una inchiesta dell'Istat del 2022. È tutto correlato, dispersione scolastica, devianza minorile, alti tassi di disoccupazione giovanile anche dovuta alla loro mancanza di formazione adeguata e competenze professionali spendibili sul mercato del lavoro. Occorre recuperare culturalmente i territori di frontiera come Librino e San Giovanni Galermo, creare centri di aggregazione culturale, attività sportive, la dislocazione di uffici pubblici, perché la devianza cresce nella povertà e nella mancanza di opportunità».
«Ogni seria strategia antimafia deve guardare il fenomeno nel suo complesso – ha concluso Di Bella – sono importanti la cattura di Matteo Messina Denaro, le operazioni di polizia giudiziaria, le confische dei patrimoni mafiosi, ma se da un secolo e passa ci sono le stesse organizzazioni criminali nel Mezzogiorno d’Italia, nonostante l'attività importante delle forze di polizia e delle Procure ordinarie vuol dire che il fenomeno si rigenera. Una seria strategia di contrasto alle devianze e ai fenomeni di criminalità comune o organizzata deve guardare alla questione minorile, che è la genesi di tutto, ed è culturale e sociale». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA