La ricerca
Il pianeta alle prese con la siccità: 21 aree in crisi e 8 sono in Italia
Colpa del cambiamento climatico ma non solo
Dalla Cina settentrionale alle coste cilene, sono 21 le aree del mondo nelle quali la disponibilità di acqua sta diventando un problema e fra queste c’è l’Italia, dove la causa principale è l’irrigazione per l’uso agricolo. E’ il quadro che emerge dalla prima mappa globale della siccità, che raggruppa in sette zone i 21 punti caldi della crisi idrica, pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters: Coordinata dall’Università olandese di Utrecht, è stata condotta con il finanziamento della National Geographic Society.
Le cause
Oltre all’uso agricolo, domestico e municipale dell’acqua, le altre principali cause della carenza sono i cambiamenti idroclimatici e la crescita demografica, Più in generale, ad accomunare le 21 aree, identificate grazie all’analisi combinata di modelli idrogeologici e di 300 casi descritti nella letteratura scientifica, è l’esistenza di un divario significativo tra la domanda di acqua da parte dell’uomo e la disponibilità di questa risorsa. «Sebbene abbiamo scoperto che la scarsità d’acqua ha fattori simili in alcuni punti caldi, l’impatto sulle persone, sugli ecosistemi e sulle economie, così come le risposte sociali e politiche, potrebbero variare notevolmente da luogo a luogo», osserva Myrthe Leijnse, prima autrice dello studio e ricercatrice dell’Università di Utrecht. “Speriamo che questa ricerca – ha aggiunto – dimostri ai decisori politici che, se esistono fattori comuni che contribuiscono alla scarsità d’acqua, possano esistere soluzioni comuni per affrontarla».
Non c’entra il fiume prosciugato
Sarebbe un errore pensare ai punti caldi della siccità solo come a luoghi dall’aspetto arido: «la scarsità d’acqua non si presenta sempre come un lago o un fiume che si prosciuga in un clima arido, ma può manifestarsi anche in climi più umidi come un flusso temporaneamente basso o un abbassamento dei livelli delle acque sotterranee», dice uno degli autori della ricerca, Marc Bierkens, National Geographic Explorer e professore di Idrologia all’Università di Utrecht.
L’Italia tra le zone più a rischio
L’Italia appartiene alla zona che comprende il maggior numero di punti caldi: ben otto su 21, tutti accomunati dall’uso agricolo dell’acqua. Con il nostro Paese fanno parte di questo gruppo la grande pianura alluvionale della Cina settentrionale, la valle che attraversa la zona centrale della California, gli altipiani degli Stati Uniti occidentali, la valle del Nilo bianco in Sudan e il delta del Nilo.Fra le altre sei zone, la penisola arabica soffre di una bassa disponibilità di acqua naturale contro un elevato consumo di acqua pro capite, mentre in Cile centrale, Spagna e nel bacino australiano del Murray Darling il problema è il progressivo calo delle precipitazioni; l’impatto della crescita della popolazione si fa sentire nei bacini fluviali dell’Indo e del Gange, l’impoverimento delle acque superficiali e sotterranee è un problema nelle zone costiere di Perù e Iran, lo sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee sta provocando il cedimento del terreno in Messico, Giava e Vietnam; infine, in Thailandia, uno dei maggiori esportatori di riso al mondo, è un serio il cosiddetto commercio virtuale dell’acqua, ossia la quantità di acqua necessaria per questa produzione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA