Settantatrè socie (contro le 14 del gennaio 2019) pari a una crescita esponenziale del 400 per cento nel periodo della pandemia. Bastava questo dato a “incoronare” Roberta Urso presidente delle Donne del Vino di Sicilia al suo secondo mandato. Originaria di Marsala, sin da piccola nel mondo del vino «la mia famiglia possedeva dei vigneti e papà era direttore generale delle Cantine Florio», attuale responsabile pr e Comunicazione di Cantine Settesoli, Urso racconta gli ultimi due anni come un periodo di grande impegno nonostante le difficoltà. «Non ci siamo mai fermate pur non potendo organizzare attività in presenza, ci siamo mosse tantissimo on line e l’associazione è cresciuta tantissimo grazie a un lavoro di squadra che, lo dico sempre, è la nostra vera forza».
Il timone nazionale dell’Associazione che raggruppa in Italia circa 1000 socie (produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, giornaliste ed esperte) è passato da poco nelle mani di Daniela Mastroberardino dopo un “imprinting” fondamentale della mitica produttrice Donatella Cinelli Colombini. Per la Sicilia, assieme alla presidente, è stata riconfermata anche la vicedelegata, Flora Mondello, presidente del Consorzio di Tutela del Mamertino doc, mentre Teresa Gasbarro, delegata dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino della provincia di Siracusa, è alla sua prima esperienza come rappresentante Ddv per Sicilia Orientale. «Faccio parte dell’associazione dal 2005 – ricorda Roberta Urso – quando eravamo molto poche in Sicilia. Donatella Cinelli Colombini ha dato una svolta all’associazione puntando su formazione e comunicazione».
Quanto pesa il gender gap nel mondo del vino oggi?
«Sicuramente il nostro business è da sempre appartenuto all’uomo, è vero che la presenza delle donne nel vino è sempre più ampia e non parliamo solo di produttrici ma anche di agronome, enologhe, direttrici tecniche di grandi aziende, responsabili della distribuzione, ma il gender gap c’è, soprattutto dal punto di vista della retribuzione e della presenza delle donne ai livelli apicali negli organi rappresentativi, vedi i consorzi, o nelle grandi aziende. C’è ancora molto da fare».
Da poco si è svolta la convention mondiale delle Donne del vino. Pensando alla Sicilia, qual è la realtà delle Donne del vino negli altri Sud del mondo?
«La Sicilia come competitor non ha i grandi territori del vino come la Francia ma altri Paesi come il Sudafrica o le aree vitivinicole de Sudamerica o della Nuova Zelanda e quindi il forum è stata un’occasione di confronto e di scambio. Ognuna delle delegate ha raccontato la sua realtà e quelle più in crescita sono proprio in Cile, Nuova Zelanda, Croazia. Mi hanno colpito molto le peruviane de “Las damas del pisco” (il pisco è un’acquavite simbolo nazionale del Perù ndr), cariche di entusiasmo e in grande crescita. Altre sono un po’ indietro come la Georgia, eppure lì come ci ha ricordato la delegata in un commovente discorso, è nato il vino».
L’associazione in Sicilia ha realizzato il progetto D-Vino negli istituti alberghieri per raccontare ai ragazzi la cultura del vino. Com’é andata?
«Molto bene, sia con gli studenti che con i prof. perché l’abbiamo proposto in maniera non didascalica ma pratica, facendo raccontare il mondo del vino dalla viva voce di chi ci lavora tutti i giorni. Il progetto ora sta facendo il suo iter al ministero dell’Istruzione cui lasceremo il progetto per l’anno prossimo con l’obiettivo che il vino diventi materia di studio. Certo, poi arriva l’Irlanda e la prof. Viola (che dice che il vino rimpicciolisce il cervello ma che lei lo beve solo nei ristoranti stellati) e scoppia il problema delle etichette sull’alcol che fa male. Ma negli Usa che il vino nuoce alla salute lo si scrive da tempo sulle retro etichette delle bottiglie, come sui pacchetti delle sigarette. Sì è vero che s’è verificata una decrescita del 10% delle vendite, ma che l’alcol faccia male è vero. Quello che bisogna tenere presente è l’uso o l’abuso di alcol. Nella nostra dieta mediterranea un bicchiere di vino a pasto non ha mai fatto male a nessuno. Mi auguro che si risolva tutto in una bolla di sapone».
Obiettivi del 2023?
«Proprio il 5 febbraio a Marsala stiamo organizzando un’asta di vini di pregio il cui ricavato sarà devoluto al Centro antiviolenza “Casa di Venere” che assiste e supporta le donne vittime di violenza. Poi, approfittando del fatto che Menfi sarà città italiana del vino per il 2023, il 4 marzo organizzeremo la Giornata nazionale delle Donne del Vino (nell’Enoteca Strada del Vino terre Sicane) quest’anno incentrata sul tema “Donne e vino in un mondo unito”. Ci sarà un talk fra produttrici esperte in mercati internazionali, la neopresidente nazionale Daniela Mastroberardino e una masterclass aperta al pubblico».