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Catania, una notte da “Gattopardi” nel foyer del Teatro Massimo Bellini per il Gran ballo di Natale

L'iniziativa dell'associazione “Danzando l'Ottocento”: grande attenzione alla ricostruzione storica, a partire dagli abiti con ricerche su volumi e foto d’epoca

Di Ombretta Grasso |

Sognare di essere Angelica tra le braccia del Gattopardo o volteggiare come l’intramontabile Sissi inseguendo il fascino di un’altra epoca. Dame e cavalieri catanesi dell’associazione “Danzando l’Ottocento” hanno incantato il pubblico tra polke, scottish e quadriglie giovedì scorso nel foyer del Teatro Massimo Bellini per il “Gran Ballo di Natale”, subito dopo la messa in scena de “La Traviata”. Ben 60 danzatori catanesi, in costumi che riprendevano quelli d’epoca, si sono esibiti guidati da Lucia Siragusa, istruttrice di danze ottocentesche.

Riproduzione fedele

«Una riproduzione fedele di quello che avveniva a un gran ballo: quali erano i vestiti, i gioielli, le tipologie di danza – spiega la Siragusa -Tutto è nato dodici anni fa quando con mio marito abbiamo assistito a uno spettacolo ed è scoppiata la passione. Abbiamo fatto corsi, stage fino all’incontro con il maestro parigino Patrick Visseq e con Yvonne Vart, ricercatrice dei balli, dei costumi e della musica dell’800».

Frac e crinoline che pensavamo in soffitta da un secolo conquistano i ballerini di oggi: «Di tutte le età, dai 25 a oltre i 60. Ci si diverte e fa bene al cuore». Per la Siragusa non si tratta solo di danza, il tuffo nel passato strizza l’occhio all’oggi. «E’ uno stile di vita: eleganza, garbo, gentilezza, rispetto, gesti cavallereschi che una volta erano consueti e che sfidano i comportamenti dei nostri giorni, spesso spicci, senza educazione. Si coglie la bellezza, lo sfarzo, il divertimento del ballo, ma questo mondo antico ci invita a riscoprire un atteggiamento. Non basta indossare una crinolina, contano i modi».

I ruoli

Grande attenzione alla ricostruzione storica, a partire dagli abiti con ricerche su volumi e foto d’epoca. «I tessuti del tempo, taffetà, duchesse, rasone, niente cerniere ma solo stringhe e bottoncini e anche le acconciature sono fedeli». E poi contano i ruoli: «L’uomo è un cavaliere che invita la donna – prosegue la Siragusa – Abbiamo voluto sottolineare anche con la leggerezza di un ballo, in questo momento così triste, l’importanza del rispetto sulle donne contro tutte le violenze».

Al Gran ballo ha guidato le danze il maestro Patrick Visseq (che ha tenuto anche uno stage) presidente della Federazione europea di danza storica «attiva da 13 anni – spiega – con l’intento di sviluppare la ricerca sulle danze di società dell’800: un patrimonio culturale, musicale e coreografico immenso da ritrovare cui si dedica da tanti anni Yvonne Vart. Ci occupiamo delle danze nate dal Secondo Impero francese, quando anche la nuova borghesia inizia a organizzare balli». A ispirare è sempre Il Gattopardo «buon esempio di ricostruzione fedele dello stile e delle crinoline tra il 1850 e il 1870, ma si sognano anche i Florio».

Perché danzare oggi l’800? «E’ un patrimonio da proteggere, un modo per capire le nostre radici. Oggi viviamo in un mondo di divisioni, bianco o nero. Un’occasione per riflettere sul valore delle sfumature».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA