Siracusa
Sventata rocambolesca evasione dal penitenziario di Brucoli
SIRACUSA – Come nella migliore tradizione letteraria dei fratelli Dalton, aveva intrecciato le lenzuola all’estremità delle quali aveva applicato un gancio artigianale. L’intento era di calarsi dalle mura di recinzione del carcere di Brucoli per mettere in atto un’evasione che avrebbe avuto del clamoroso. Ma il detenuto non ha fatto i conti con i sistemi di massima sicurezza e con l’abilità degli agenti di polizia penitenziaria, per cui il suo tentativo di fuga è miseramente naufragato sul nascere.
Protagonista dell’episodio è D. D., 41 anni il 22 ottobre, originario di Cagliari. L’uomo è detenuto nell’istituto di pena di Augusta da agosto quando è stato trasferito dal carcere di Agrigento. L’uomo, che non è nuovo a questo tipo di tentativi di evasione, si trova in cella per diversi reati: dal tentato omicidio alla rapina dalle lesioni personali al porto abusivo di armi per un fine pena fissato al 2028. Al detenuto era stato applicato un regime particolare di detenzione ed era tenuto sotto osservazione; per tale motivo non poteva partecipare ad alcuna attività organizzata all’interno della struttura carceraria. Secondo quanto ricostruito dagli agenti di polizia presenti in quel momento al carcere di Brucoli, l’uomo ha architettato in maniera del tutto solitaria la clamorosa fuga dal carcere. Forte del suo fisico atletico, ha preparato il terreno confezionando una fune con una serie di lenzuola legati l’uno all’altro fino a raggiungere una misura ritenuta sufficiente per scalare il muro di cinta dopo avere scavalcato la finestra del bagno. Ha approfittato del momento in cui ai detenuti viene concessa l’ora d’aria per sparire con mossa fulminea alla vista degli agenti e salire sui tetti del cosiddetto passaggio senza farsi notare.
Gli agenti di guardia hanno fatto scattare l’allarme quando, nel fare l’appello, si sono accorti dell’assenza del detenuto cagliaritano. Quindi si sono messi alla ricerca del detenuto che è stato poco dopo bloccato.
«Pur nella prudenza che la circostanza impone – dice il direttore del carcere Antonio Gelardi – riteniamo che non ci siano stati complici nel tentativo di fuga. Ha fatto tutto il detenuto che forse non ha tenuto in debita considerazione il sistema di sicurezza di cui è dotato la struttura e l’abilità degli agenti di polizia penitenziaria».