Storie di pescatori, Corrado detto “del Cico”: l’altro eroe di Portopalo

Di Francesco Midolo / 22 Febbraio 2017

Portopalo di Capo Passero (Siracusa) –  Un eroe nel piccolo paesino siracusano c’è. Abita in una umile abitazione di via Francesco Garrano. Ha 59 anni ed è pescatore da quando aveva 6 anni. Non vuole rivincite ne gloria. Si chiama Corrado Scala, detto “del Cico”, il nome della sua imbarcazione. Racconta la sua storia solo perché «i pescatori non sono solo quelli della fiction di Rai uno» dice.

Ci mettiamo seduti in cucina con il genero e la moglie, e cominciamo a chiacchierare. «Era il 18 agosto 2002 e noi facevamo le battute di pesca del pesce spada. Stavamo 2 o 3 giorni fuori, 120 miglia largo di Portopalo. Avevamo effettuato 2 giorni di pesca. La terza giornata, erano le 17, mentre buttavamo a mare i palangari, abbiamo visto una barchetta a 5 miglia di prua dalla nostra rotta. Con il binocolo ho visto che era una barca carica di immigrati». Chiede al suo equipaggio il da farsi. Lui era il capitano e prende la decisione. Taglia il palangaro e va diretto verso l’imbarcazione. A bordo c’erano 151 persone,120 maschi, 16 bambini da 1 a 13 anni e 15 donne, di cui 4 donne in stato di gravidanza. In una barca di 9 metri. «Stiamo rimasti sbalorditi. Erano in uno stato pietoso. Le autorità poi appurarono che da una settimana i migranti erano in balia delle onde. Quando ci siamo avvicinati a 4/5 metri dall’imbarcazione qualcuno ha cercato di buttarsi a mare. Ho chiamato la guardia costiera di Pozzallo e ho lanciato l’sos».

Nel frattempo lui e i suoi uomini lanciano delle bottiglie d’acqua ai migranti. «La guardia costiera mi ha messo in contatto con la centrale operativa di Roma. Mi dava istruzioni il comandante Manna al quale io ho chiesto di mandare i soccorsi». Manna informa Scala che sarebbe arrivata una vedetta da Malta. Mai arrivata. Si fa sera. Alle 8 il comandante Manna dice a Scala «prendi donne e bambini a bordo e traina l’imbarcazione verso Malta. Abbiamo dato la dotazione di bordo, pane frutta e latte ai bambini e coperte. Una donna si è sentita male e l’abbiamo soccorsa». Naviga un paio di ore. I migranti si accorgono che non stanno facendo rotata per l’Italia. Si ribellano. L’imbarcazione degli uomini comincia a “ballare” pericolosamente. Scala informa il comandante Manna, che ordina «fai rotta verso la Sicilia». Scala esegue e chiede ripetutamente di mandare i soccorsi. La situazione a bordo si tranquillizza.

«Abbiamo trascorso la nottata, c’è stato un pescatore che si è vestito da pagliaccio, Corindia Rosario per far ridere i bambini. Poi abbiamo fatto come si fa negli aerei, abbiamo fatto entrare i bambini nella cabina di comando». E’ diventato giorno. Alle 9 di mattina “Cico” è a 20 miglia da Portopalo. «Mi chiama Manna e gli indico la posizione. Lui mi risponde di dover far rotta verso Pozzallo. Nessun soccorso era arrivato nel frattempo». Alle 11 sono arrivati a Pozzallo e di tanto in tanto, Corrado sentiva sua moglie per tranquillizzarla: «il tempo che arrivo a Pozzallo, poi riprendo la rotta verso casa». Invece Corrado Scala del “Cico” e il suo equipaggio viene fermato nella caserma dei carabinieri di Pozzallo fino a notte. E’ accusato di favoreggiamento alla clandestinità. In serata arriva l’avvocato Corrado Valvo che riesce a far tornare i pescatori alle loro case. «Mi sequestrano la nave, il pescato e la strumentazione di bordo». Dopo aver salvato della gente comincia l’odissea di Corrado. Senza lavoro per un mese, chiude il negozio di attrezzature nautiche, gli perquisiscono la casa per 2 volte, comincia il processo e i soldi cominciano a mancare. «Dopo 30 giorni mi hanno rilasciato la barca e sono andato finalmente al lavoro. Ogni battuta di pesca mi fermava la finanza o la guardia costiera. Era un incubo». Che finisce il 19 febbraio del 2002. Assoluzione piena. «Ho rinunciato anche al risarcimento dello Stato e non ha fatto ricorso per risarcimento danni. Io – finisce Corrado – non ho mai voluto speculare su niente e lo rifarei anche domani». Così fanno gli eroi. Poteva cambiare rotta, continuare a pescare. Invece “solo” la coscienza pulita, è un “mare” di problemi.

Chi è oggi Corrado Scala

Corrado Scala è ora un uomo in pensione. Ha ricevuto attestati di stima da tutta Italia. E’ stato premiato dalla comunità curda di Roma “Noi abbiamo una speranza di essere liberi – si legge nella pergamena – perché ci sono le persone come il signor Scala”. Nel 2006 è stato premiato da Laura Boldrini allora portavoce italiana dell’UNHCR, Union Refuge Agency. Ha partecipato e vinto insieme all’associazione pescatori di Portopalo il XII Trofeo del Mare, progetto a favore di 30 ragazzi affetti da patologie neuropsichiche.

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Pubblicato da:
Redazione
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