PISA – Sono trascorsi 18 anni dalla morte di Emanuele Scieri, l’allievo paracadutista siracusano che morì la sera del 13 agosto 1999 nella caserma «Gamerra» di Pisa, sede del centro di addestramento della Folgore. Un mistero irrisolto ancora oggi ma che potrebbe a breve vedere riaperte le indagini grazie al lavoro compiuto nell’ultimo anno e mezzo dalla commissione parlamentare di inchiesta. In un’intervista sulla cronaca locale de La Nazione oggi in edicola il presidente della Commissione Sofia Amoddio (Pd), annuncia che «entro settembre saranno desecretati tutti gli atti prodotti dalla commissione e riteniamo che ci siano elementi per nuovi sviluppi giudiziari e per arrivare finalmente alla verità di questo mistero».
Amoddio ha anche detto che i commissari hanno svolto «oltre 65 audizioni» e che, nonostante «la piena collaborazione dei vertici attuali della Difesa e della caserma ‘”Gamerra”», hanno riscontrato nelle decine di persone ascoltate «molta omertà» e ha definito «perlomeno esilarante la deposizione di Enrico Celentano», comandante della Folgore quando morì Scieri, per i suoi tentativi di sminuire «gli atti di nonnismo che a suo dire erano all’ordine del giorno alla “Gamerra”».
Soddisfatta per il lavoro svolto finora dai parlamentari anche la famiglia del giovane siracusano: «La riapertura delle indagini – ha detto il fratello, Francesco Scieri – è sempre stata un nostro obiettivo e ora sembra finalmente possibile. Noi auspichiamo che ciò porti anche all’individuazione dei responsabili della morte di Lele, ma sappiamo che la strada che porta alla verità è ancora lunga».