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Sistema Siracusa, arrestato l’avvocato Piero Amara: cumulo di condanne

Di Redazione |

Milano – L’avvocato Piero Amara, ex avvocato esterno di Eni indagato anche nell’ultima indagine dei pm di Milano su presunte attività di depistaggio per condizionare l’inchiesta sul caso Eni-Nigeria, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza per un cumulo di pena di 3 anni e 8 mesi. L’arresto è scattato in seguito alla sentenza della Cassazione del 4 febbraio che ha dichiarato inammissibile il ricorso di Amara, che aveva patteggiato una condanna davanti al Gup di Messina ad un anno e due mesi per l’inchiesta sul Sistema Siracusa. Condanna alla quale si sommano i 3 anni inflittigli dal Gup di Roma per le sentenze pilotate al Consiglio di Stato.

Quest’ultima riguarda una serie tra sentente, ordinanze e decreti dei giudici amministrativi che sarebbero stati manipolati per almeno 400 milioni. Amara, condannato per associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso, era per gli inquirenti il “regista” della rete che puntava ad aggiustare i procedimenti e che si avvaleva anche dell’avvocato Giuseppe Calafiore (anche lui ha patteggiato) e dell’ex giudice Riccardo Virgilio. Le decisioni di quest’ultimo, in sostanza, hanno sempre visto accolte le istanze delle società ricorrenti i cui interessi erano rappresentati, direttamente o indirettamente, dai due legali, in cambio di una serie di vantaggi e utilità. Dopo l’arresto a febbraio 2018 Amara ha iniziato a collaborare con i magistrati svelando tutta un’altra serie di episodi di corruzione che hanno riguardato anche altri giudici del Consiglio di Stato, del consiglio di Giustizia amministrativa della Sicilia e della Corte dei Conti. E l’avvocato, stando sempre alle indagini, sarebbe stato il ‘registà occulto anche in un’altra vicenda, quella sul ‘sistema Siracusà. Amara, con Calafiore e il pm Giancarlo Longo, e grazie alla complicità di una serie di consulenti tecnici, avrebbe condizionato l’esito dei procedimenti penali aperti dalla Procura di Siracusa su alcuni suoi clienti. Longo, su input di Amara, avrebbe messo su un’indagine, priva di qualunque fondamento, su un presunto e poi rivelatosi falso piano di destabilizzazione dell’Eni e del suo ad Claudio Descalzi.

E’ la vicenda che ha portato la procura di Milano ad iscrivere nel registro degli indagati l’avvocato. Amara, Longo e Calafiore, ma anche il suo collaboratore Alessandro Ferraro, il tecnico petrolifero Massimo Gaboardi, l’avvocato Michele Bianco e il capo del personale dell’Eni Claudio Granata, avrebbero agito per «proteggere Descalzi dalle indagini per corruzione internazionale». I procedimenti avviati dalle procure di Trani e Siracusa sul (falso) complotto nei confronti dell’Ad di Eni, dicono i magistrati milanesi, «sono stati avviati e coltivati da Amara» e dai «suoi complici. Sarebbe stata messa in piedi, in sostanza, una «associazione a delinquere» per «intralciare l’attività giudiziaria», «depistare e delegittimare» le inchieste milanesi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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