Siracusa
«Siracusa non merita di stare tra i siti dell’Unesco: ecco perché»
«Siracusa non merita più di restare nella Lista dei siti Patrimonio dell’Umanità, e deve essere posta nella lista dei 54 siti in pericolo, alla stessa stregua, della città di Liverpool, delle fortificazioni caraibiche di Panama, della Città Vecchia di Gerusalemme, di Palmira». Più che una provocazione sembra possedere il crisma della constatazione quella avanzata dal comitato Ortigia sostenibile, i cui responsabili hanno sottoscritto un documento di accusa e di denuncia sullo «stato di abbandono in cui versa Ortigia» che, di fatto, «certifica la perdita di credibilità di istituzioni come l’Unesco».
Nel documento si legge, tra l’altro, che «la situazione di Ortigia e il suo degrado urbanistico ed ambientale, in mancanza di azioni decise a tutela dell’ecosistema, devono portare l’Unesco a revocare la inclusione nella lista dei siti “Patrimonio dell’Umanità” che la città ha avuto nel 2005, quando ancora non si manifestava tale stato di degrado, di perdita di identità e di abuso dela città storica».
«Come può essere considerata Patrimonio dell’Umanità – dice l’avv. Corrado Giuliano un’area dove prolificano ed imperano i dehors, dove i monumenti sono inaccessibili per le auto in sosta, dove c’è la sistematica occupazione di siti di grande interesse e di eccellenza con costruzioni ed installazioni abusive a scopo commerciale (esempi per tutti piazza Pancali, via del Crocifisso, piazza del Precursore etc.), dove i sagrati delle chiese più antiche sono occupati da tavolini? Ma davvero tutto ciò può essere considerato e valutato e mantenuto Patrimonio dell’Umanità?»
Per i sottoscrittori del documento il tutto avviene nella violazione della norma base prevista dal Testo Unico dei Beni Culturali, art. 52 che prevede la disciplina limitativa dell’uso commerciale del suolo urbano in prossimità dei siti e beni storico culturali. «Ortigia – aggiunge l’avv. Salvo Salerno – avrebbe dovuto conservare la sua conformazione e destinazione sociourbanistica, la sua economia, il suo paesaggio, la sua bellezza, la sua parte di residenza e di identità, da offrire ad un turismo ed ad esercizi commerciali più attenti e rispettosi, invece è considerata come una mera operazione di marketing territoriale per accrescere businnes nascondendo sotto il tappeto le incongruenze ambientali, sociali, economiche e culturali di tale processo». Ci sarebbero, quindi, i presupposti perché la nostra città non meriti più di restare nella Lista ma che, invece, debba essere posta nella lista dei 54 siti in pericolo, essendo a rischio come lo sono oggi Pompei, Roma, le Isole Eolie, Venezia, Napoli, Firenze.
Il documento del comitato Ortigia sostenibile non è solo carico di critiche ma ci sono anche proposte come quella di incentivare «la grande opera di recupero del patrimonio edilizio esistente, forse l’unico vero recupero spontaneo degli ultimi centocinquant’anni provocato dalle ristrutturazioni assentite o “spontanee” e che , liberata Ortigia dall’assalto del turismo mordi e fuggi, ed incentivato da un turismo responsabile, attento, rispettoso e capace di più lunga permanenza, potrà essere una grande occasione di vera rivitalizzazione della perduta residenza. Potranno tornare a destinarsi le unità immobiliari ristruttrurate a un mercato per nuove coppie, per giovani famiglie, per ceti medi e medio bassi, con la naturale calmierazione dei prezzi delle locazioni e dei valori immobiliari».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA