Come un qualsiasi eco-mostro. Come una qualsiasi palazzina sgarrupata. E le ragioni del provvedimento attuato dai militari dell’Arma su disposizione del gip del Tribunale di Siracusa a seguito della richiesta della Procura sono da brividi: «L’attività d’indagine – spiegano i carabinieri – ha consentito di verificare e documentare lo stato di grave deterioramento e abbandono dell’immobile, nonostante i vari progetti di recupero e consolidamento strutturale, pianificati e avviati nel corso degli ultimi decenni, a partire dal 1990. I sopralluoghi effettuati hanno permesso di rilevare consistenti danni alla struttura, interessata anche da parziali crolli. Nell’aprile del 2016 vi è stato il crollo di una parte della volta del primo piano».
Insomma il Gargallo cade a pezzi. Né più né meno. E allora «indipendentemente dagli ulteriori sviluppi che la vicenda potrà avere in merito all’individuazione di eventuali responsabilità – continuano i carabinieri della sezione tutela patrimonio culturale -, il provvedimento di sequestro è motivato dalle condizioni dell’immobile, ormai tali da rappresentare un concreto pericolo per la pubblica incolumità». Perché non solo cade a pezzi ma adesso rappresenta anche un rischio per chi si trova a transitare in zona.
La ricostruzione della storia del palazzo di via Gargallo è dei carabinieri: «L’immobile storico, di proprietà comunale, rappresenta un’importante testimonianza dell’opera dell’architetto siracusano Luciano Alì. Il palazzo, originariamente sede dell’Oratorio di San Filippo Neri, risale alla seconda metà del XVII secolo. Nel 1777, furono eseguite opere architettoniche, finalizzate all’ampliamento della struttura, a cura del noto architetto siracusano Luciano Alì. Nel 1852, dopo che l’Arcivescovo D. Michele Manzo ottenne, da Pio IX, l’autorizzazione a commutare l’edificio in «Casa dei Padri della Missione di San Vincenzo de Paoli», quest’ultimi vi istituirono un convitto per le classi ginnasiali e liceali. Il palazzo è stato quindi sede del Liceo in cui si sono formate diverse generazioni di studenti siracusani e che vantava solide tradizioni culturali, guadagnando autorevolezza anche oltre i confini della provincia aretusea».
Nel corso degli anni sono stati più di uno gli allarmi e le denunce (l’ultimo in ordine di tempo quello dei soci dell’Archeoclub di Siracusa e delle associazioni “Giù le mani dal mio Gargallo” e “Comitato pro Gargallo” lo scorso febbraio) per le condizioni dell’edificio inaccessibile ormai da oltre 10 anni.
L’ultimo anno di scuola per i “gargallini” è stato, infatti, quello del 2004. Da allora, l’emblema della cultura classica cittadina si è trasformato in simbolo di una mala gestione.
Chiuso per ragioni di sicurezza, l’edificio di via Gargallo è ancora protagonista di un rimpallo di responsabilità tra Comune e ex Provincia perché l’immobile appartiene a Palazzo Vermexio ma la sua gestione è stata assegnata all’Ente di via Roma. Da qui la confusione, il blocco dei lavori, lo sperpero di una pioggia di fondi pubblici a partire dai 2 milioni di euro spesi nel 2005 per lavori di consolidamento avviati dal Comune.
Conclusa questa tranche di interventi, due anni dopo, l’ex convento di San Filippo Neri è passato nelle mani della Provincia. Pronti altri 2 milioni di euro di cui, però, si è persa traccia. Gli interventi completati sono già inutili perché senza alcuna manutenzione serve oggi il restauro del restauro.
Nel frattempo, quel che resta del liceo Gargallo – accorpato a Corbino – si trova nelle aule della nuova scuola della Pizzuta.