IL CASO
Siracusa, dopo il “salva-Lukoil” serve il “salva-Ias”: deroga in arrivo per il depuratore dei veleni
L’emendamento di FdI in Senato: impianto aperto per altri 36 mesi e commissario. “Compromesso” con i magistrati?
Erano (quasi) tutti così concentrati a crogiolarsi sul “Salva-Lukoil”, con annesse competizioni celoduriste su chi avesse il merito principale per aver scongiurato la ritirata dei russi, da non accorgersi che lo sforzo rischiava di diventare del tutto inutile. Sì, perché serve pure un “Salva-Ias”. Un’altra norma nazionale per evitare la chiusura del depuratore consortile di Priolo sequestrato. Con il conseguente blocco della produzione non soltanto della “nazionalizzanda” Isab-Lukoil, ma anche di tutte le altre aziende del Petrolchimico.
La faccenda, anche vista da qui – sotto quelle ciminiere che da quasi tre quarti di secolo danno pane e tumori – è grottesca. Perché per mantenere in vita Lukoil (e non far chiudere tutti gli altri) bisogna lasciare attaccata la spina a un impianto che i magistrati di Siracusa ritengono responsabile di «disastro ambientale aggravato». Tutta “colpa” di un normalissimo adempimento burocratico: la conferma dell’Aia, la famigerata Autorizzazione integrata ambientale. L’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, lo scorso 9 dicembre, ha avviato il procedimento di revoca: se entro un mese non saranno svolti i “compiti a casa” in materia ambientale, il depuratore dovrà essere chiuso. Ma da Siracusa, entro la scadenza dell’8 gennaio, non arriverà alcunché a Palermo. L’amministratore giudiziario ha chiarito di non voler adempiere alle prescrizioni.
E a questo punto entra in gioco la politica. «Ci vuole una deroga nazionale», è la conclusione a cui s’è arrivati nel centrodestra siciliano. Grazie anche a una doppia interlocuzione con i ministri Adolfo Urso (Imprese) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente). «Su preciso mandato del presidente Schifani, è stato avviato un intenso confronto a Roma con governo e parlamento per arrivare a una soluzione condivisa», spiega Elena Pagana. L’assessora all’Ambiente ha affrontato il tema col presidente del Senato, Ignazio La Russa. E da qui s’è aperto il varco per l’emendamento al ddl di conversione del “Salva-Lukoil” in commissione Industria a Palazzo Madama, di cui è relatore Salvo Pogliese. «Con il senatore catanese, così come con altri parlamentari siracusani, a partire da Luca Cannata, c’è stato un proficuo gioco di squadra», riconosce Pagana, che ha studiato il dossier con i suoi tecnici.
A dire il vero c’era già un altro emendamento (a firma del dem Antonio Nicita, inserito nel dl Aiuti-Quater), sul commissariamento del depuratotre Ias come «stabilimento di interesse strategico nazionale». Ma il nuovo testo integrato presentato dai senatori di FdI in commissione (primo firmatario Bartolomeo Amidei) va ben oltre. Una norma “sartoriale”. Che parte da una premessa esplicita: l’impianto Ias, si legge nella relazione, «è indispensabile per l’attività delle raffinerie: se si ferma (o viene disposto il distacco delle raffinerie) si blocca l’intera produzione industriale, rendendo del tutto vano anche il recente commissariamento» di Isab-Lukoil.
E così si arriva ai quattro commi aggiuntivi, che La Sicilia ha avuto modo di consultare. Si specifica che vista l’«assoluta necessità di salvaguardia della produzione e dell'occupazione, nelle more della realizzazione degli interventi finalizzati al rispetto degli obblighi di legge in materia ambientale», il ministro dell'Ambiente «autorizza la prosecuzione dell’esercizio delle attività» fino a 36 mesi, purché sia assicurata «la più adeguata tutela dell’ambiente e della salute secondo le migliori tecnologie disponibili».
Il comma 6-ter è la foto del caso Ias: «I provvedimenti di sequestro adottati dall'autorità giudiziaria per inadeguatezza degli impianti di smaltimento dei reflui industriali non impediscono», per tre anni, «l’esercizio dell’attività di impresa». Garante sarà un commissario straordinario, nominato entro 60 giorni dal ministro dell’Ambiente, «d’intesa» col presidente della Regione: gestirà gli impianti, «anche se oggetto di sequestro giudiziario», gli «interventi d’adeguamento alle norme di tutela ambientale» e «le risorse necessarie». E sarà «abilitato ad assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante, in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici».
Questo, nell’ottimismo imperante in ambienti patrioti, il lieto fine. Su un terreno minato: si può “graziare” il depuratore Ias (che per il gip di Siracusa dovrebbe essere già inibito ai «reflui provenienti dalle grandi aziende del polo industriale») senza aprire lo scontro con la Procura? Da qui, secondo fonti del governo regionale, la scelta «ponderata» della super-deroga da Roma. Che autorizza l’impianto dei veleni, già oggetto d’interesse della cricca del sistema Montante, per altri tre anni. Un compromesso necessario. E fors’anche un patto, a tempo, col diavolo. L’ennesimo.
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