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Sciopero balneari, Gigi Tropea: «Protesta inutile, solo demagogia. Ci vuole una mappatura delle coste»

L'imprenditore catanese, che da sette anni gestisce un lido a Portopalo di Capopassero, spiega le ragioni per cui non ha aderito all'iniziativa

Di Elena Giordano |

«Io in sciopero? Ma perché? Sarei un pazzo» sulla protesta anti Bolkestein, Gigi Tropea va controcorrente e quando risponde al telefono, alle 9 del mattino, si trova già in pole position sotto il sole cocente di Portopalo di Capopassero, dove si trova il suo Baiamuri. Lido che da sette anni, ormai, va per la maggiore in tutto il Sud Est della Sicilia. «Vorrei capire perché dovremmo dare un disservizio ai turisti che vengono a portare benessere. Sulla base di cosa? La questione delle concessioni per me al momento è un falso problema. O meglio, è un problema per chi non conosce la direttiva. È propaganda, è demagogia. Come fai a mettere a gara le concessioni se non hai una precisa mappatura delle coste, ma soprattutto come fai a farlo dopo averci dato le proroghe?».

La mappatura

E in realtà dice il vero quando parla di mappatura, perché se in tutta Italia le concessioni attuali, secondo i dossier in mano al ministero, non coprono neanche il 35 per cento delle coste occupate, la legge prevede che per poter procedere alla messa a gara dei permessi ai privati devi aver superato il 51 per cento del litorale occupato. «Per non parlare della situazione qui da noi. In Sicilia non siamo neanche al 20 per cento – aggiunge Tropea – perché se ci pensiamo bene e togliamo la “relativa” concentrazione dei lidi alla Plaia di Catania (gli unici, pare, ad aver aderito allo sciopero di ieri, ndr) per il resto, l’isola è completamente sfornita di stabilimenti balneari. Ho percorso per intero la costa che va da Ragusa ad Agrigento: spettacolare. E sapete quanti lidi ci sono? Sette. Se si decidono a sbloccare questa storia, cioè di mettere al bando solo quelle che al momento risultano spiagge libere, io sono pronto a investire di nuovo, da quelle parti, prima di Agrigento ci sono posti da urlo».

Le sentenze

Ma tant’è, i tribunali procedono con le sentenze, i Tar e il Consiglio di Stato ripetono che le concessioni attuali sono illegittime, la Corte di Giustizia Europea minaccia l’Italia di multe salatissime e il Veneto si è già portato avanti con l’indizione delle gare. Il decreto Draghi – o Dl concorrenza – ha una scadenza precisa, il 31 dicembre, anche se prevedeva una specie di prelazione per gli attuali gestori. «Io ho chiamato tanti colleghi che hanno strutture in Spagna e in Francia – dice l’imprenditore catanese – e sostengo che di questa vicenda in tutta Europa non se ne parla così come si pensa, né tanto meno ci hanno mai comunicato qualcosa. In più, quando l’anno scorso il governo ci ha chiesto di procedere con una richiesta di proroga, ciascuno di noi ha pagato fino al 2034. Io sarei in proroga e ho pagato 12mila euro che, se non andasse in porto, mi dovrebbero essere restituiti».

Gli indennizzi avanzati

Un caos insomma. Se da un lato il Governo Meloni aveva promesso di “aggirare” la direttiva attraverso un sistema di proroghe onerose, oggi si ritrova a fare i conti con Bruxelles che non vuole sentirne parlare. Senza contare gli indennizzi che gli imprenditori dichiarano di avanzare grazie alle migliorie avvenute negli anni sulle coste. «Abbiamo investito molto denaro e spesso solo credendo nella nostra personale visione – conclude Gigi Tropea -, la visione di rendere fruibili angoli di costa mozzafiato come ce ne sono moltissimi in Italia e che non sono valorizzati per nulla. Anzi, per far diventare queste coste degne di essere frequentate ci sono voluti sacrifici, battaglie spesso perse con i comuni, garanzia dei servizi di base, pulizia di angoli totalmente degradati. Io offro lavoro a 17 persone, personale sempre più difficile da reperire e da gestire, per cinque mesi l’anno mi alzo alle 5 del mattino per garantirmi un reddito e creare indotto. Francamente dopo sette anni di questa vita non credo che possano uscirsene tutti così. Tra l’altro con due ore di sciopero, in pieno agosto, che è stato un flop perché non interessa proprio a nessuno».

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