Siracusa
Rosolini, scuola annulla incontro con Paolo Borrometi, insorgono Fnsi e Unci
E’ polemica dopo la decisione della preside di una scuola di Rosolini, nel Siracusano, di annullare un evento organizzato in pccasione dell’anniversario della strage di Capaci con il giornalista Paolo Borrometi.
«La disdetta dell’incontro con Paolo Borrometi in una scuola a Rosolini, a pochi chilometri da Pachino (luogo in cui i boss avevano organizzato l’attentato ai danni del giornalista e della sua scorta scoperto dalla Polizia e dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania), al di là delle intenzioni, è un segnale bruttissimo che ci preoccupa e ci angoscia» hanno ad esempio dichiarato il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. «C’è il rischio – proseguono – che tali atteggiamenti vengano presi come segnali di paura e coinvolgano le comunità, dando inevitabilmente segnali di debolezza a chi vorrebbe tapparci la bocca. In momenti come questi, invece, si dovrebbe fare tutti squadra ed organizzare numerose manifestazioni per far comprendere che non abbiamo paura di chi vorrebbe morto Paolo, per di più con un attentato dalle modalità degli anni bui delle bombe. Chiediamo, a questo punto, che non sia più la scuola ad organizzare l’incontro, ma che siano il Comune di Rosolini e le associazioni del territorio, ad iniziare ovviamente da Libera, a promuovere un evento pubblico in piazza in cui Borrometi possa spiegare le sue inchieste con nomi e cognomi, ad iniziare dai boss che lo volevano morto».
«La decisione del preside – hanno invece detto Alessandro Galimberti e Leone Zingales, presidente e vice-presidente dell’Unione nazionale cronisti italiani – non sembra ben ponderata. Anche a prescindere dalla valutazione dell’efficacia del sistema di sicurezza predisposto dal ministero, che di tutta evidenza non spetta al dirigente scolastico, l’effetto dell’oscuramento della voce di Borrometi va nella direzione desiderata da chi lo vuole zittire per sempre».
«Al contrario – aggiungono -, riteniamo che la sottocultura mafiosa vada combattuta proprio con la diffusione della voce di chi dimostra ogni giorno che violenza e sopruso possono essere sconfitte dall’adesione diffusa alla legalità. E questo percorso non può che iniziare nelle scuole».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA