SIRACUSA – «Uccidere un ragazzo in strada non equivale a una bravata del proprio figlio da “coprire” o da lasciare correre e io non ho intenzione di perdonare chi ha dimostrato una freddezza disumana». È lo sfogo di Lucia Formosa, madre di Renzo, il giovane di 16 anni vittima di un incidente stradale nell’aprile del 2017 per cui è stato rinviato a giudizio per omicidio stradale un ragazzo di 23 anni, che andrà a processo il prossimo settembre.
La madre, in una lettera aperta inviata ai parlamentari nazionali e ai componenti del governo, chiede che la giustizia si occupi anche delle presunte coperture ricevute dal conducente dell’auto che ha investito il figlio che guidava uno scooter. La donna ha puntato l’indice contro alcuni agenti della polizia municipale, colleghi del padre del ragazzo rinviato a giudizio, che hanno compiuto i rilievi.
Gli stessi agenti hanno rimediato nei mesi scorsi dei provvedimenti disciplinari da parte del comune di Siracusa: «Un reato per il quale vanno condannati tutti i responsabili, riconosciuti tali – dice la madre del giovane ucciso – e nessuno deve ottenere sconti di pena o esenzioni dalla stessa, come finora è stato, invece, per il conducente che ha investito mio figlio, “esonerato” persino dai controlli tossicologici di routine previsti a carico di chi provoca incidenti di una certa gravità – scrive Lucia Formosa -. Forse solo perché il padre indossa la divisa di poliziotto della municipale? Quell’uniforme dovrebbe garantire il rispetto delle regole e delle prassi, invece di eluderle a favore di un proprio congiunto, giocando sulla discrezionalità».