Nei primi banchi della chiesa le più alte cariche istituzionali della provincia, con i sindaci di Siracusa, Giancarlo Garozzo, e Noto, Giuseppe Bonfanti, in fascia tricolore. In prima fila anche la moglie Maria e la figlia Patrizia con i nipoti che al termine della funzione religiosa hanno letto un breve messaggio in ricordo del nonno e dei suoi insegnamenti.
La messa è stata officiata dal parroco della chiesa di san Paolo, don Rosario Lo Bello, il quale, a inizio di omelia, ha porto alla famiglia il cordoglio dell’arcivescovo Salvatore Pappalardo, impegnato in questi giorni a Roma. Don Lo Bello ha tracciato la figura di Maiorca, «uomo dal cuore fiero e grande quanto il respiro». Il rito funebre è stato sottolineato in diverse circostanze da un applauso, levatosi tra le centinaia di persone che hanno voluto rendere l’estremo saluto a un personaggio che ha dato lustro a Siracusa.
Nel ricordare di avere ricevuto due medaglie d’oro, una dal presidente della Repubblica per meriti sportivi, l’altra dalla Marina Militare per il suo impegno nella difesa dell’ambiente, don Lo Bello ha rimarcato la figura di Maiorca: «La sua notorietà è legata alle doti atletiche e alla sua siracusanità – ha detto – doti che hanno creato un tocco al mito di grecità. Nella vita è andato oltre battendosi in prima persona per la difesa dei valori civili, ambientali della città e del mare».
Don Lo Bello ha ricordato quando ha seguito un gruppo di ambientalisti siracusani in missione all’assessorato regionale al Territorio e ambiente per difendere il mare e le coste. Poi, l’appello alle istituzioni, che ha suscitato perché da subito si intitoli la riserva marina e l’istituenda riserva terrestre del Plemmirio alla sua memoria e a quella della figlia Rossana, alla quale simbolicamente è stata dedicata una scultura in bronzo che raffigura una sirena, che giace nei fondali del Plemmirio.
Particolare il rapporto di Enzo Maiorca con Dio. «Enzo era molto poetico – ha detto il parroco – Diceva sempre che quando scendeva negli abissi percepiva il senso della pace e della fraternità e diceva anche che è Dio che si rivela tramite la natura e le profondità del mare».
A conclusione dell’omelia, il parroco ha invitato i presenti al ricordo di due grandi personaggi sportivi (insieme con Maiorca anche Concetto Lo Bello) «dal carattere schietto che non sempre suscita consensi ma li rendeva giusti».
A conclusione del rito funebre, Patrizia Maiorca ha ricordato la figura paterna attraverso alcun i episodi tra i quali quello in cui, lei, bimba di appena 5 anni, andando a passeggio con il genitore, aveva dimenticato di portare con se la borraccia: «Era una giornata di gran caldo e io e mia sorella avevamo caldo e sete – dice – In mancanza d’acqua, mio padre ebbe un’alzata d’ingegno, parlandoci della vita degli spartani che si sottoponevano a dire prove e a privazioni per temprare il fisico e la mente. Il premio per noi che riuscivamo ad arrivare fino in fondo, era quello di fregiarci del titolo di spartane. E’ un gioco che è durato tutta la vita».
Patrizia ha anche ricordato che per Maiorca bastava poco per essere felici: «la consapevolezza di avere fatto bene in proprio compito e di vivere in una campagna incontaminata e in mari limpidi». I nipoti lo hanno definito “l’ultimo eroe”. La messa si è conclusa con la lettura della preghiera del marinaio.
Un applauso si è levato in piazza Duomo all’uscita del feretro, portato in spalla dai nipoti di Maiorca, tra due ali di folla e lo schieramento dei marinai. Il corteo è fluito in raccoglimento fino a via Pompeo Picherali mentre un grido si è levato tra i presenti in piazza: «Addio campione» che ha suscitato un lungo, commovente e caloroso applauso.
La dedica. C’è l’impegno del presidente del consorzio per l’area marina protetta del Plemmirio, Sebastiano Romano, per l’intitolazione dell’oasi marina al “re degli abissi”. «Enzo Maiorca ha incarnato per intere generazioni nell’immaginario collettivo il mare siracusano, e non solo – afferma il presidente Romano – ha amato profondamente e per tutta la vita i fondali del Plemmirio, e l’intero territorio, per questo, insieme al sindaco Giancarlo Garozzo e al commissario del Libero consorzio dei comuni Giovanni Arnone, metteremo in pratica gli adempimenti necessari per l’intitolazione dell’Area Marina Protetta al nostro illustre concittadino.
IL Veniero. Antonio Reitano, uno dei parenti delle vittime del sommergibile Veniero, ha voluto ricordare il gesto di Maiorca. «In questi giorni di cordoglio per la scomparsa di Maiorca vorrei ricordare anche l’episodio del ritrovamento del Veniero, inabissatosi il 26 agosto 1925 nel Mar Ionio e da lui ritrovato nel giugno del 1993 al largo di Capo Passero, a 48 metri di profondità. Fu proprio grazie alla sua tenacia che i parenti delle vittime hanno potuto pregare e deporre una corona di fiori nel punto esatto in cui il Veniero era affondato e dove si trova ancora. Anche a nome dei parenti dei marinai morti, desidero dirgli ancora grazie per tutto quello che ha fatto.