Legambiente Sicilia impugnerà la sentenza del Tar Catania che qualche giorno fa ha rigettato il proprio ricorso contro l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Soprintendenza di Siracusa per il restauro e il consolidamento dei fabbricati di Punta alla Mola alla società Elemata Maddalena, perché ritenuto tardivo. Lo abbiamo scritto mercoledì nell'edizione online e il giorno dopo su quella cartacea: il Tar ha ritenuto "irricevibile" il ricorso, senza dunque entrare nel merito della vicenda. Dando ragione alla società privata Elemata Maddalena srl che in forza alla sentenza favorevole potrebbe dare seguito ai lavori di restauro e consolidamento dei fabbricati di un'area sottoposta a diversi vincoli.
L'area è quella chiamata nel complesso "Pillirina", a Sud del capoluogo, che affaccia sul porto Grande e vede di fronte a sé Ortigia.
Una vicenda molto sentita in città, per l’importanza dei luoghi e anche per il lungo contenzioso pregresso tra associazionismo ambientalista e questa società, che in passato, alla fine, si vide impedire la costruzione di un resort su terreni che solo in seguito all’acquisto vennero inseriti nel piano paesaggistico regionale.
Resort no, residence sì? Legambiente non ci sta e si appella impugnando le ragioni tecniche che hanno portato il Tar a ritenere il ricorso "tardivo". "Nella sentenza si legge – scrive l'associazione ambientalista – che Legambiente già dal 19 aprile 2021, quando fece istanza di accesso agli atti alla Soprintendenza, fosse a conoscenza del provvedimento poi impugnato solo per il fatto di avere dichiarato di aver appreso dagli organi di stampa dell’avvenuto rilascio da parte della Soprintendenza di Siracusa del parere positivo al progetto di ristrutturazione di alcune costruzioni che fanno parte della batteria costiera “Emanuele Russo” di Punta della Mola”.
Secondo questa ricostruzione fatta dai giudici il ricorso avrebbe dovuto essere proposto entro il termine di sessanta giorni da quella data e non, come accaduto, in seguito all’avvenuto accesso agli atti, ossia "quando l’associazione – spiega Legambiente – ha effettivamente avuto conoscenza dell’atto".
Per questa ragione l'associazione ambientalista reputa questa sentenza "ingiusta e sbagliata perché lesiva del diritto di difendere gli interessi ambientali pienamente e con serietà di cognizione". Secondo Legambiente la decisione dei giudici porterebbe a legittimare l'atto di intentare un ricorso “alla cieca”, ossia "solo sulla base di notizie di stampa, quando non si avrebbe neanche certezza dell’autorizzazione o del provvedimento da impugnare". Il Consiglio di giustizia amministrativa sarà chiamato a verificare le doglianze proposte in questo appello annunciato da Legambiente. Certo è che la decisione del Tar Catania ha impedito di verificare nel merito la fondatezza delle contestazioni mosse al provvedimento di autorizzazione paesaggistica rilasciato dalla Soprintendenza. "E, soprattutto – insiste Legambiente – se è vero che quei ruderi erano abitazioni e perciò si possono destinare all’uso autorizzato".
L'associazione annuncia dunque battaglia: "Non ci arrendiamo, proporremo appello e come è già accaduto per il ricorso di primo grado, per affrontare le spese del giudizio ricorreremo, al sostegno economico dei cittadini e delle associazioni che hanno a cuore questo meraviglioso luogo. Siamo sicuri che risponderanno in tanti, perché la tutela della “Pillirina”, che avverrà solo con la definitiva istituzione della riserva naturale che si attende da anni, è l’una prospettiva di fruizione sostenibile e economicamente duratura di questo luogo di impareggiabile bellezza".