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Il caso

«No alla discarica di rifiuti speciali ad Augusta», il Petrolchimico si scopre ambientalista

Le osservazioni della Sasol sulla realizzazione dell'impianto della Log Service, a servizio dell’inceneritore industriale della Gespi. Sono pubblici da pochi giorni

Di Luisa Santangelo |

Il petrolchimico ambientalista. Chi se lo sarebbe mai aspettato. Eppure così pare, almeno a giudicare da uno degli ultimi documenti resi pubblici a proposito della discarica di rifiuti speciali pericolosi di contrada Marcellino, nel territorio di Augusta. A manifestare perplessità sulla costruzione della discarica è, infatti, il colosso petrolchimico sudafricano Sasol che, nell’impianto megarese, lavora il petrolio per trasformarlo in prodotti necessari a detersivi, detergenti e lubrificanti industriali.

Le osservazioni

Il 30 aprile 2024 Sasol ha presentato le sue osservazioni sulla realizzazione della discarica della Log Service, a servizio dell’inceneritore industriale della Gespi. Il documento, però, è stato protocollato al dipartimento Territorio e ambiente solo il 10 maggio, per essere poi pubblicato tra gli atti legati alla procedura autorizzatoria solo alcuni giorni fa. Tant’è che, nel corso delle Conferenze dei servizi che si sono svolte durante l’estate, non è stato argomento di discussione.

Petrolchimico come Legambiente e Natura Sicula

Eppure, l’impianto petrolchimico che condivide le posizioni di associazioni come Legambiente e Natura Sicula avrebbe potuto fare un poco di rumore. La prima cosa che fa Sasol è stigmatizzare la mancata pubblicazione dell’avviso di consultazione pubblica – attraverso il quale tutte le Aia devono passare – all’albo pretorio del Comune di Augusta. Fatta questa premessa, l’industria petrolchimica aggiunge che «alcuni aspetti idrogeologici, ambientali e di sicurezza» non sarebbero stati «sufficientemente approfonditi e verificati».Per cominciare, scrive Sasol, nel progetto presentato dalla società che vuole costruire la discarica per le scorie di Gespi non ci si sarebbe adeguatamente soffermati sulla «possibile presenza di una falda superficiale». Falda che, in effetti, nel vicino impianto Sasol c’è e che è «oggetto di monitoraggio periodico» da parte dell’Arpa e del ministero dell’Ambiente. È verosimile, aggiunge quindi Sasol, che le condizioni idrogeologiche siano uguali anche nel sottosuolo interessato dal progetto di discarica. «In caso di anomalie di tenuta della discarica – afferma l’industria – eventuali apporti di sostanze contaminanti» rischierebbero di mischiarsi con le acque monitorate per verificare il rispetto delle regole di Sasol.

Chi inquina e quanto?

In piccolo, è l’annoso problema del petrolchimico siracusano: come stabilire chi inquina e quanto? E che dire della possibilità che le acque superficiali possano inquinare quelle profonde? Sasol, che di mestiere fa petrolchimica, dice: «Considerata l’importanza dell’approvvigionamento idrico derivante dalla falda profonda, è chiaro che una contaminazione della stessa pregiudicherebbe la produttività e sostenibilità della scrivente società». L’acqua a Sasol serve: docce di emergenza, raffreddamento, antincendio.Ad avere un impianto in costruzione proprio accanto, inoltre, l’azienda non si sente tanto sicura: nelle immediate vicinanze del perimetro, Sasol ha due serbatoi pieni di 40mila metri cubi di idrocarburi ciascuno. I lavori, le vibrazioni, potrebbero compromettere la tenuta dei serbatoi e causare «situazioni di pericolo immediato di incendio e inquinamento delle matrici ambientali». Scenari che, fino a ora, non sono contemplati nei piani di sicurezza di Sasol.

I serbatoi di kerosene

Nei serbatoi c’è kerosene, «prodotto classificato sia come infiammabile sia come pericoloso per l’ambiente. Al riguardo – conclude l’azienda – si richiede se sia stata condotta un’analisi di rischio dedicata e, in sua assenza, si ritiene imprescindibile condurre tutte le verifiche necessarie per escludere che potenziali eventi accidentali nella discarica, quali ad esempio incendi, possano innescare per “effetto domino” impatti sui citati serbatoi Sasol». Le conseguenze dal punto di vista di sicurezza e ambiente (oltre che sotto il profilo economico) «sarebbero enormemente gravi e rilevanti».Osservazioni dello stesso tenore erano state presentate dalle associazioni Legambiente e Natura Sicula. «Il progetto di discarica costituisce un oggettivo aggravamento del carico ambientale e del livello di rischio incidentale dell’AERCA (Area ad elevato rischio di crisi ambientale, ndr) siracusana. L’impianto è pertanto giustificato da ragioni di esclusivo carattere economico dell’azienda proponente, le quali esulano dalle valutazioni dell’impatto ambientale e sanitario dell’iniziativa progettuale», scrivono entrambe le associazioni, lamentando inoltre la presunta incompatibilità del progetto della discarica non solo con il Piano regolatore generale di Augusta ma anche con le prescrizioni regionali sugli impianti di gestione dei rifiuti in termini di distanza dal centro abitato (almeno tre chilometri).La società Log Service ha proposto una «discarica a fossa per rifiuti speciali pericolosi» con capacità complessiva di 150mila metri cubi di rifiuti abbancabili. Dentro dovrebbero finirci le scorie dell’«impianto di termodistruzione» della Gespi (stesso gruppo di Log Service): l’inceneritore si trova a Punta Cugno, sempre ad Augusta, e brucia i «rifiuti provenienti da stabilimenti produttivi di ambito petrolifero, chimico-farmaceutico e sanitario».

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