PISA – «Chi sa parli. Il nostro appello è rivolto a coloro che per qualunque ragione nell’immediatezza dei fatti hanno mantenuto il riserbo, anche perché dopo tanti anni gli eventuali reati di reticenza o falsa testimonianza sono prescritti e oggi invece le loro parole potrebbero risultare determinanti per dare giustizia a Emanuele Scieri». Lo ha detto Sofia Amoddio (Pd), presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del parà avvenuta il 13 agosto 1999 nella caserma “Gamerra” di Pisa.
«L’obiettivo della commissione – ha aggiunto Amoddio – non è solo quello di trovare conferma a ciò che già gli atti processuali dicono, ovvero che è stato un omicidio, e speriamo che dopo tanti anni possa emergere nella coscienza di qualcuno quel sentimento di dignità indispensabile affinché un uomo possa definirsi tale e raccontare la verità di quanto avvenuto quella sera». Una delegazione di deputati guidati dalla stessa Amoddio e composta da Giovanna Palma, Gianluca Fusilli e Giuseppe Zappulla, tutti del Pd, e da Massimo Baroni del M5S, ha eseguito ieri un approfondito sopralluogo in caserma «negli stessi orari in cui Scieri vi ha fatto ingresso – ha concluso Amoddio – nel primo e unico giorno di permanenza prima di trovare la morte». “Il nostro obiettivo – ha sottolineato Palma – è quello di ricostruire le modalità dei fatti, il movente e le responsabilità, ma più in generale cercare di capire il clima in cui si è svolto questo tragico evento. E lo faremo senza risparmiare energie».
Il sopralluogo della commissione parlamentare si è concluso oggi con la deposizione di una corona di fiori ai piedi della torre di prosciugamento dei paracadute dalla quale precipitò Scieri la sera del 13 agosto di diciassette anni fa anche se il suo corpo privo di vita fu scoperto soltanto il 16 agosto. «Siamo qui per capire e acquisire più informazioni possibile – ha aggiunto Massimo Baroni (M5S) – e lo faremo senza guardare in faccia a nessuno, anche se finora abbiamo potuto contare sulla disponibilità dei militari. La commissione è unita nel cercare di dare quelle risposte che la famiglia di Emanuele attende da troppi anni». Amoddio infine ha ammesso anche che tra le persone ascoltate finora dalla commissione, una ventina in tutto, e le cui deposizioni sono state tutte secretate, «per mantenere la cosiddetta genuinità della prova, c’è anche chi ci ha consegnato nuovi elementi molto interessanti, mentre tutti hanno ammesso che in quella caserma si perpetravano atti di nonnismo e che dopo la morte di Scieri il clima è radicalmente cambiato». Le prossime audizioni sono attese tra settembre e ottobre, quando davanti ai parlamentari saranno ascoltati anche l’ex commilitone di Scieri, Stefano Viberti, l’ultimo a vederlo vivo la sera della sua morte, e l’ex generale Enrico Celentano, all’epoca dei fatti capo della Folgore e poi rimosso dopo la scoperta del suo “Zibaldone”: 120 pagine di vignette sconce, frasi razziste e battute da caserma che gli costarono il posto.