Siracusa
Le mamme sul piede di guerra “chiudono” la scuola Chindemi
Siracusa – Alla fine, c’è mancato poco che le mamme della scuola Chindemi di via Algeri allontanassero anche le due consigliere comunali Cetty Vinci e Simona Princiotta, intervenute a difesa loro e dei bambini. Una mattina di tensione ieri, in fondo al vialone simbolo della Mazzarona, stretto tra palazzi tutti uguali se non fosse per il colore e l’edificio scolastico tra i più contestati della città. «Che c’entra la politica con noi?», si sono chieste sottovoce, incerte se fare di tutta l’erba un fascio «perché la battaglia è nostra, da 5 mesi facciamo casino per le condizioni della scuola» o lasciare che anche le due rappresentanti del Consiglio Comunale mettessero un mattoncino nella parete della loro rivolta.
Alla base della protesta, che ha visto mamme e scolari schierati di fronte al cancello dell’istituto, cartelli sul petto come scudi pieni di slogan – «non avete rispetto dei bambini, vergogna», «abbiamo diritto ad una scuola pulita» e «i bambini della Mazzarona e di via Algeri non sono bambini di serie b» – le condizioni strutturali di una parte della Chindemi, il disagio del riscaldamento che funziona a singhiozzo e lo stato igienico di alcune zone della scuola.
«E’ sporca – sbotta Elvira Manganelli, mamma di 3 bambini iscritti – e non possono andare in bagno perché c’è una sedia sul water. Quando alle 16 prendiamo i nostri figli e i portiamo a casa, scappano in bagno per fare i bisogni che hanno trattenuto per tutto il giorno. Se chiediamo perché non ci vadano a scuola, rispondono che provano schifo perché c’è troppa sporcizia».
Giuseppina Patania, mamma, non sopporta che «nessuno rispetta i nostri diritti e quelli dei nostri figli. Approfittano di noi perché siamo di via Algeri, della Mazzarona! Non hanno interesse per il destino di questi ragazzini. Vorrei proprio vedere se in una scuola così, i politici siracusani, mandassero i loro figli. Non credo proprio. Sa quante parole ci hanno detto in questi 5 mesi di lotta?».
E poi aggiunge storcendo il naso, un po’ mortificata: «Ci trattano come se fossimo buffoni. Noi lo facciamo per i nostri figli, questo caos. Perché sono bambini come gli altri – le si strozza la voce – non sono animali!»
E poi Marcella Musso, che stringe la mano della figlia e chiede «che una ditta di pulizie venga anche nella scuola di via Algeri. Gli altri istituti sono belli puliti – si arrovella – qui mica siamo nel terzo mondo. Anzi, per la zona dove ci troviamo dovremmo ricevere più attenzione, perché lo sanno tutti che questo è un posto difficile».
Giuseppina riprende la parola: «C’è la muffa ovunque – indica l’edificio, perché ieri sono rimaste tutte in strada e hanno protestato davanti al cancello – e una puzza che non finisce mai. Le colonne dei portici sono tutte “mangiate”. I cornicioni hanno il ferro a vista».
Eppure loro, le mamme di via Algeri, si dicono orgogliose di volere per prime che il quartiere cambi, che la strada dove abitano e che attraversano ogni giorno per condurre i figli a scuola smetta di apparire come la via verso «l’inferno», come la consigliera comunale Cetty Vinci ha definito l’istituto Chindemi: «Manca la sicurezza, gli impianti non sono a norma – sostiene – e i bagni sono inagibili. L’interruttore della luce d un bagno ha i fili scoperti, protetti da una tavoletta di legno: se un bambino tocca i fili, resta folgorato. Di che scuola dell’obbligo parliamo? io non avevo mai visto una cosa del genere: questa non è una scuola – stigmatizza – ma un inferno».
La consigliera comunale Simona Princiotta rincara la dose, definendo l’istituto di via Algeri «una scuola da terzo mondo. Nei bagni l’acqua fuoriesce dai tombini invadendo il pavimento, i termosifoni non riscaldano e la muffa copre alcune pareti, con la puzza che ne consegue. E’ vero che il bilancio del Comune non permette grandi lavori per adesso, ma alcuni interventi igienico sanitari andrebbero eseguiti subito». E aggiunge: «C’è una prescrizione dell’Asp – sostiene – che dava 60 giorni di tempo, a partire da settembre, per ripristinare i lavori. Spero che i bambini non entrino più a scuola fino a quando non saranno garantite le condizioni igieniche minime igieniche per poter trascorrere 6 ore nelle aule».
Ieri mattina, se dentro l’istituto Chindemi i termosifoni ancora non erano al massimo, l’aria si è surriscaldata davanti al cancello, con un faccia a faccia tra la preside dell’istituto, Giusy Garrasi, e le consigliere che le hanno chiesto conto dello stato strutturale della scuola. «Cosa credete – si è lasciata sfuggire durante una perlustrazione del 2° piano dell’istituto – che forse io non abbia cuore? Che non mi preoccupi della salute dei bambini? Chi lo pensa è pazzo».
Che la scuola Chindemi «presenti diverse difficoltà di ordine strutturale è fuori dubbio – ha ammesso – per cui si deve pensare a un intervento duplice: immediato per le urgenze, più a lunga scadenza per mettere in sicurezza la scuola. Sono in contatto continuo con l’assessore Troia, e cercheremo di ripristinare quanto prima le lezioni».
Mentre le mamme di via Algeri hanno continuato per un’ora buona a indicare le pecche strutturali esterne dell’istituto, la dirigente Garrasi ha ricordato di aver tenuto una fitta corrispondenza istituzionale con il Comune di Siracusa «sui problemi quotidiani, e i numeri di protocollo dimostrano che il contatto è stato continuo. I termosifoni per esempio, sono stati subito ripristinati dopo gli atti vandalici degli scorsi mesi. In quell’occasione le pareti si sono inzuppate d’acqua».
E un giro nelle aule testimonia che il problema persiste ancora: impossibile non essere investiti dal tanfo della muffa in buona parte delle aule, così come in alcune zone dei corridoi. Nel bagno al primo piano in effetti i fili elettrici sono a vista, riparati appena da una tavoletta di legno, così come dalle lavagne di nuova generazione si dipartono cavi a norma che però corrono sena protezione e in certi tratti aggrovigliati alla base delle pareti, a fianco dei banchi prossimi alle finestre.
Su una lavagna a gesso, qualcuno non ha cancellato il titolo di un tema affidato agli alunni: «Descrivi la tua scuola ideale: una scuola senza difetti e inconvenienti. Libera la tua immaginazione».
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