Il gip Michele Consiglio ha disposto la scarcerazione del commerciante, arrestato dai carabinieri e posto agli arresti domiciliari il 28 agosto per avere provocato lesioni alla figlioletta di 15 anni e per averla chiusa in casa, liberata successivamente dall’intervento di una squadra dei vigili del fuoco. Il giudice, accogliendo l’istanza del legale difensore dell’indagato, avvocato Franco Greco, ha applicato nei confronti dell’uomo l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre il pm Tommaso Pagano ha insistito perché fosse confermata la misura cautelare degli arresti in casa.
Il commerciante ha prodotto una lunga e articolata memoria, dando la propria versione dei fatti, che diverge da quella resa dall’ex moglie e dalla vittima. Pur ammettendo di aver dato uno schiaffo alla figlia, ritiene di non avere cagionato «le lesioni certificate dai sanitari ospedalieri», ed ha escluso di averla privata delle chiavi di casa per poter aprire tutte le porte ed uscire. La quindicenne ha denunziato di essere stata schiaffeggiata dal padre e poi lasciata sola in casa con tutte le porte dell’immobile chiuse a chiave, vedendosi costretta a invocare l’aiuto della madre, la quale a sua volta, giunta sul posto, chiedeva l’intervento dei carabinieri e dei vigili del fuoco. L’uomo era stato arrestato la sera, quando una pattuglia dei carabinieri ha rintracciato la sua auto, parcheggiata nella zona dell’Arenella. Nella memoria, l’avvocato Greco riporta passi della dichiarazione: «Nel corrente anno scolastico la giovine, iscritta al primo anno dell’Istituto tecnico “Rizza” di Siracusa ha subito la riprovazione in ben quattro materie fondamentali. Allertato anche dai professori, ha cominciato, da quando la figlia è tornata ad abitare con lui, a vigilarla in maniera più assidua, notando che trascorreva inspiegabilmente parecchie ore in bagno, che lì s’intrattenesse durante le conversazioni o gli scambi epistolari con gli amici, in particolare con un’amica con la quale intrattiene un rapporto molto intenso». E proprio in bagno sarebbe scaturita la lite di domenica. «La figliola – è scritto nella memoria – da ore chiusa in bagno, con il telefonino tempestava il padre di messaggi, per invitarlo a recarsi a mare a Marina di Melilli».
Per la difesa, insomma, che si sarebbe trattato di una vendetta architettata dalla figlia nei confronti del padre, appare «desumibile da una pubblicazione apparsa sulle pagine facebook, dove la giovane e l’amica del cuore festeggiano. E’ riportato un frammento fotografico di un articolo di stampa sulla vicenda e si legge: “Amore mio abbiamo vinto!”; mentre in altra pagina, si legge: “Amore mio sei stata forte!”.