«Stiamo seguendo l’ipotesi di acquisizione della raffineria Isab di Priolo, di proprietà di Lukoil», lo ha detto il neo ministro delle Imprese e del Made in Italy (ex Mise) Adolfo Urso riguardo all’emergenza delle raffinerie nella zona industriale del Siracusano minacciate dall’effetto boomerang delle sanzioni alla Russia. L’ipotesi di acquisizione da parte del governo italiano «per consentire – ha spiegato il ministro – agli stabilimenti di andare oltre la data fatidica in cui scatteranno le sanzioni rispetto alle importazioni di petrolio russo». Nel pomeriggio di oggi, 25 ottobre, una task force ministeriale è già a lavoro: «Ho riunito al ministero, per questo pomeriggio – ha aggiunto il ministro Urso a La Sicilia – lo staff che si occupa della questione, per fare una ricognizione completa della situazione e dei possibili interventi. È uno dei primi urgenti dossier a cui dedico la mia attenzione».
Aprire il dossier Isab-Lukoil, per il governo Meloni, era una urgenza ereditata dall’esecutivo precedente. Da affrontare anche in forza a una norma, il dl Aiuti con l’emendamento “salva Isab”, che impegna proprio il ministero dello Sviluppo economico a individuare «soluzioni per la prosecuzione dell’attività dell’Isab, salvaguardando i livelli occupazionali e il mantenimento della produzione». Eppure dal primo tavolo, riunitosi ai primi di agosto, non se n’era più parlato. Ora questa importante fuga in avanti del ministro Urso, a 40 giorni dalla data dell’embargo. Isab-Lukoil è in difficoltà perché, pur non essendo oggetto di sanzioni, dall’inizio della guerra in Ucraina è stata bersaglio di “over compliance”, una sorta di eccesso di zelo da parte delle banche che hanno chiuso le linee di credito, costringendola così a acquistare solo greggio russo. E rischiare, dunque, la fermata con l’embargo al petrolio di Mosca. Domani sull’edizione cartacea de La Sicilia l’approfondimento.