Siracusa
I lavori lungo la Siracusa – Gela si fermano per un palo
L’ultimo intoppo di un «gravissimo e non più sopportabile stato di andamento» dell’appalto è il cosiddetto “cavo aereo Mt Enel”, che impedisce di proseguire i lavori del viadotto “Salvia”, in territorio di Ispica, definito dai costruttori «l’opera principale dell’intero appalto». L’Ati ha più volte sollecitato il Cas (le ultime note sono del 27 aprile e del 21 giugno scorsi) a risolvere quella che nel progetto viene definita l’«interferenza n. 36», che «impatta sui lavori del lotto 7». Ma non ha ricevuto alcuna risposta. E dunque arriva l’ultimatum al Cas. Che per conoscenza finisce anche sui tavoli dell’Anas, che – anche in vista di un’auspicata fusione poi finita nell’“ufficio regionale degli oggetti smarriti” – aveva assunto la direzione dei lavori di questo lotto della Siracusa-Gela. La mancanza di risposte «comporterà il fermo totale delle attività di varo in corrispondenza della pila n. 14 – pista Siracusa e la conseguente impossibilità di proseguire con la realizzazione del viadotto Salvia (opera che peraltro insiste sul percorso critico dell’intero appalto)».
Ma questa non è l’unica disgrazia del cantiere. Una si apprende dalla stessa nota. Società italiana per condotte d’acqua, dopo la segnalazione del cavo blocca-cantiere, afferma che «sono invece ormai da diverso tempo sospese le attività ricadenti nell’area dell’Azienda agricola La Moresca», vincitrice di un contenzioso sull’esproprio.
A proposito: l’opera (finanziata con fondi europei, nazionali e regionali) è stata consegnata con la disponibilità di appena il 40% delle aree previste nel progetto. Una situazione che poi è migliorata, seppur con lentezza e macchia di leopardo. In Prefettura di Siracusa, da circa un anno, è aperto un tavolo tecnico per mettere assieme tutti i soggetti interessati dal cantiere. Eppure niente e nessuno è riuscito a invertire l’inerzia.
Certo ha pesato molto la crisi del Cas. Finanziaria, oltre che operativa anche in considerazione delle inchieste giudiziarie su gestioni comunque precedenti quella dell’attuale presidente Rosario Faraci. Il consorzio costituisce la cassaforte per pagare i 215 milioni (diventati 230 dopo alcune varianti) con fondi regionali, statali e comunitari. Eppure l’Ati è creditrice di circa 30 milioni fra stati d’avanzamento lavori non pagati e anticipazioni riconosciute e non versate. Inoltre, gli appaltatori hanno segnalato – al Cas e all’Anas, oltre che al tavolo prefettizio – una lunga serie di «criticità» e «interferenze» che il committente non ha eliminato. Dalle procedure di esproprio (costellate da errori, ritardi e contenziosi), all’autorizzazione alla chiusura o deviazione traffico (iter che riguardano Comune di Modica, Provincia di Ragusa, Strada statale e Anas), dalla convenzione per i lavori in prossimità della ferrovia alla presenza di linee elettriche (Enel) e telefoniche (Telecom), fino alla coesistenza dell’acquedotto che collega Ispica alla zona industriale Pozzallo.
Tutto fermo, nonostante i lavori siano andati avanti comunque. Il cantiere del lotto Ispica-Modica, consegnato nel giugno 2014, avrebbe dovuto concludersi a metà del 2018. Ma gli intoppi burocratici hanno già spostato l’asticella in avanti. Finora la stima sulla data di completamento dell’opera rientrava entro marzo 2019, termine utile a non perdere 120 milioni, pari al 40% degli oltre 300 milioni di risorse Ue a disposizione per l’opera, che oltra all’appalto ha anche altre decine di milioni di costi di progettazione e direzione lavori. Ma ora lo stop annunciato complica le cose.Per non dire dell’occupazione: 300 posti di lavoro, in questo momento, fra diretto e indotto. Dato che, a regime, si attesterebbe su 450 maestranze. Ma da mercoledì prossimo, se il “cantiere maledetto” dovesse chiudere, sarà tutto azzerato. Un finale già scritto?
Twitter: @MarioBarresi
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