Notizie Locali


SEZIONI
Catania 20°

l'inchiesta

Depuratore Ias. Riesame: le azioni del Comune di Priolo restano sequestrate

Di Francesco Nania |

Il tribunale del riesame ha rigettato il ricorso proposto dal comune di Priolo Gargallo finalizzato al dissequestro delle quote azionarie detenute nella società Ias, che gestisce il depuratore consortile. I giudici hanno impiegato poche ore di camera di consiglio per emettere il verdetto che, di fatto, conferma l’impalcatura accusatoria.

La difesa dell’ente pubblico priolese ha rilevato che il comune, alla stessa stregua di Melilli e del consorzio Asi in liquidazione, non sono indagati in questa vicenda giudiziaria e che, quindi, non fosse conducibile il sequestro della quota del 2,5% di azioni di proprietà dell’ente pubblico locale.Per il tribunale, presieduto da Giuseppina Storaci, il provvedimento adottato dal gip Salvatore Palmeri, è pertinente per cui anche le quote azionarie dei soggetti giuridici non indagati devono essere congelate.

Nell’ordinanza il giudice per le indagini preliminari ha spiegato perché il sequestro dovesse estendersi a tutte lequote azionarie dell’Ias anche alla cosiddetta partecipazione pubblica.Questi «non possono essere considerati estranei al reato (…) I soci pubblici della società Ias hanno partecipato alle riunioni di assemblea e del Cda cui sono state discusse le criticità strutturali dell’impianto di depurazione. Si tratta di soggetti, quindi, che pur se allo stato non coinvolti nel procedimento penale, come i consiglieri d’amministrazione, non possono certamente invocare la buona fede del terzo estraneo al reato».

Il gip ha, quindi, disposto il sequestro per equivalente della somma complessiva di 24milioni, 99mila e 573 euro. L’avvocato Luca Partescano, che di-fende il comune di Priolo, si è riservato di decidere se ricorrere per Cassazione alla lettura e all’approfondimento delle motivazioni della sentenza del Riesame. Anche il gip Palmeri ha rigettato il ricorso proposto dallo stesso comune di Priolo, finalizzato al dissequestro dell’impianto di depurazione. Per il giudice era necessario adottare la misura (con l’esclusione deireflui domestici) per evitare la reiterazione delle condotte da parte dei ventisei indagati che «continuerebbero a provocare il grave inquinamento dell’aria e del mare».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti: