«Vi significo la necessità che provvediate a inviarmi, nel più breve tempo possibile, l’aggiornamento dei cronoprogrammi finalizzati a garantire l’immediata cessazione dei conferimenti dei vostri reflui nell’impianto biologico consortile della Ias Spa». Era solo questione di tempo perché l’amministratore giudiziario del depuratore di Priolo Gargallo scrivesse ai grandi utenti industriali per chiedere loro di adeguarsi al provvedimento del giudice per le indagini preliminari di Siracusa.
Le conseguenze del documento con il quale il Gip aretuseo, nell’ambito del procedimento penale per il presunto disastro ambientale legato all’impianto che tratta i reflui inquinanti del polo petrolchimico. Nell’inchiesta della procura di Siracusa sono coinvolti i colossi dell’industria petrolchimica nazionale: Isab (oggggi Goi Energy, ex Lukoil), Sasol, Sonatrach e Versalis (la divisione chimica di Eni).
Il giudice, il 31 luglio, ha deciso di disapplicare il decreto, redatto dai ministeri dell’Ambiente e del Made in Italy, che decideva il «bilanciamento» tra la salute, la continuità produttiva degli stabilimenti di interesse strategico nazionale, la tutela del territorio e quella dei posti di lavoro. Un decreto che, scrive la magistratura siracusana, «ha introdotto significative deroghe» al Testo unico ambientale e, per una serie di motivi, non è sufficiente a garantire «un legittimo bilanciamento degli interessi in gioco». Ne conseguiva la mancata autorizzazione alla prosecuzione delle attività produttiva di trattamento dei reflui industriali da parte del depuratore.
Nonostante l’estate galoppante, come raccontato in anteprima da La Sicilia, Versalis (gruppo Eni) ha già presentato ricorso contro il provvedimento del Gip. Dovrebbero accordarsi le raffinerie e i due ministeri coinvolti, che hanno già dato mandato all’Avvocatura dello Stato.
Nel frattempo, però, il provvedimento del giudice parla chiaro. E l’amministratore giudiziario deve comportarsi di conseguenza. La richiesta di cronoprogrammi aggiornati è stata inviata, oltre che alle industrie, anche alla Regione Siciliana, proprietaria dell’impianto di Priolo.