Siracusa ha necessità di luoghi per spettacoli alternativi a quelli classici che ogni anno l’Inda imbastisce al Teatro Greco. Il dibattito resta aperto, e tra le righe la scorsa settimana l’aveva detto a La Sicilia anche Fabio Caruso, archeologo del Cnr, autore di alcuni post sui social nei quali si diceva preoccupato per la salute delle antiche pietre del teatro in vista dei prossimi concerti pop. «E lo dice uno al quale la Nannini piace – aveva confidato facendo capolino dalla corazza accademica – e che i concerti di Baglioni è anche andato a vederli all’Arena di Verona».
In quell’occasione Caruso aveva anche bocciato l’idea del concessionario del Parco Archeologico che qualche anno fa aveva lanciato l’ipotesi di un’arena semovibile per spettacoli alternativi all’interno della Latomia. «Perché dentro il Parco? – aveva ribattuto Caruso – Ha una specificità, ovvero uno dei più grandi parchi archeologici italiani, e non deve rischiare di diventare una giostra». E’ vero, aveva concesso Caruso, Siracusa ha bisogno «di poter ospitare concerti per non costringere i nostri giovani ad andarseli a cercare a Catania o Taormina, ma questo spazio lo si crei altrove, non dentro al Parco. La città è piena di posti splendidi – aveva suggerito – magari dove c’è facilità di parcheggio e non si intasi il centro della città durante gli spettacoli». In effetti la domanda sul perché in 100 anni di Rappresentazioni Classiche, nel frattempo a Siracusa non si sia creato un luogo alternativo e valido per proporre spettacoli di vario genere gira insistente, e anche se il pensiero corre al Teatro comunale la realtà dei fatti, con l’attuale stop alla fruizione, impone di immaginare e studiare vie alternative al Temenite. Alternativa che nessuna amministrazione comunale, negli ultimi decenni, sembrerebbe aver mai individuato.
Il punto pare essere proprio questo, e fino a quando questi contenitori alternativi non verranno individuati e riconosciuti come tali, ogni polemica sembrerà destinata a restare lettera morta, mortissima, stecchita, e il suo cadaverino sbatacchiato a destra e sinistra da chi in quel momento avrà interesse a cavalcare la polemica, in un senso o nell’altro. Il vero tabù, per alcuni, potrebbe essere il fatto che il Parco, comunque la si veda, possiede – al netto della necessaria tutela e a di là del Teatro greco in sé – spazi che sembrano avere le caratteristiche per fungere da contenitori ad eventi artistici e musicali di grande richiamo quali l’Ara di Ierone e la Latomia. E’ vero che anche l’Anfiteatro in passato è stato usato per manifestazioni del genere, ma il numero dei posti è comunque ristretto. Con appena mille spettatori pragmaticamente, ne risentirebbe anche il cachet di un cantante tra i più quotati.
La discussione – e la polemica – resta quindi al momento aperta, e i prossimi concerti al Teatro Greco potrebbero rinfocolarla. Anche se spesso l’ultima ad essere compulsata e sentita è la voce dei cittadini. Un semplice giro di domande nelle scorse ore potrebbe – anche se non fa statistica – disegnare un quadro che vale ciò che vale, ma su 30 siracusani 24 si sono detti d’accordo ai concerti sulle stesse pietre dove si svolgono le rappresentazioni classiche.
«Il teatro campa da più di duemila anni – sintetizza cinico Giuseppe – e io a 65 anni non posso sentirmi una volta la Nannini?»