Siracusa
Caso Scieri, cadavere del parà siracusano sarà riesumato
Pisa – La procura di Pisa spera che possa essere la riesumazione della salma di Emanuele Scieri, i suoi resti, 20 anni dopo, a fare luce sul mistero della sua morte avvenuta il 13 agosto 1999 (ma il suo corpo fu ritrovato solo tre giorni dopo) nella caserma “Gamerra” di Pisa, sede del centro di addestramento dei paracadutisti della brigata Folgore. I magistrati pisani, dopo aver riaperto l’inchiesta su quel giallo e indagato tre ex commilitoni per omicidio volontario in concorso, hanno deciso di riesumare la salma ed eseguire una nuova autopsia.
Per mercoledì prossimo il procuratore Alessandro Crini e il pm titolare dell’indagine Sisto Restuccia hanno fissato un incontro in procura con i legali dei tre indagati, cioè Alessandro Panella, finito ai domiciliari prima e ora sottoposto all’obbligo di firma, Luigi Zabara e Andrea Antico, oltre a quelli dei familiari di Scieri, parti offese, per concordare i tempi di riesumazione della salma, che è sepolta in Sicilia. E’ quindi ipotizzabile che il nuovo esame medico legale sarà eseguito nelle prossime settimane secondo modalità che al momento non sono note. Gli inquirenti, infatti, mantengono il massimo riserbo sulla vicenda ma la sensazione, esplicitata da Francesco Scieri, fratello dell’ex parà morto, è che «si cerchino conferme alle ipotesi accusatorie da sempre sostenute dalla mia famiglia e finalmente fatte proprie prima dalla commissione parlamentare d’inchiesta e poi dalla procura pisana».
Ovvero che il giovane siciliano sia stato ucciso in conseguenza di atti di nonnismo subiti il giorno stesso del suo arrivo in caserma dopo il Car. «Per noi è un’ottima notizia sapere che la procura vuole riesumare la salma – continua Francesco Scieri -. Perché, lo dico da medico, la medicina, anche quella forense fa progressi continui e ciò che si può rilevare oggi allora probabilmente non si poteva farlo, o comunque fu fatto in modo non corretto. Ritengo che sia utile eseguire un nuovo esame medico legale sui resti perché oggi, anche alla luce delle risultanze della commissione parlamentare d’inchiesta, si possono cercare sulle mani e sulla gamba segni di eventuali traumatismi non compatibili con la caduta e quindi, inevitabilmente, procurati da altri». E’ come se, vent’anni dopo, la procura provasse a ottenere le risposte che mancano proprio dalla vittima di quegli atti di nonnismo e riuscire in questo modo a trovare conferma alle ipotesi accusatorie. «Noi siamo sempre stati convinti – conclude Scieri – che Lele abbia subito un’aggressione dai ‘nonnì della caserma e che ci sia stata una catena omissiva che abbia impedito di arrivare alla verità. Ora, una nuova autopsia può darci quelle conferme scientifiche che mancano».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA