E’ arrivato alla fase conclusiva il progetto esecutivo, affidato all’architetto Giuseppe Armeri (e quindi, i lavori potranno essere appaltati) per la riqualificazione del sito archeologico, unico al mondo, dei Santoni. Tutelare e valorizzare i Santoni di Palazzolo è quello che si avrà con la realizzazione del progetto che renderà più accogliente tutta la zona.
«Si tratta – puntualizza il sindaco Carlo Scibetta – di un progetto che era stato presentato 5 anni fa. Ora, è stato finanziato alla Soprintendenza ai Beni culturali di Siracusa, per un importo di 2 milioni di euro, previsti nella programmazione degli interventi dell’Unione Europea 2014-20». Il progetto prevede l’illuminazione del sito archeologico per cui si potrà visitare anche nelle ore notturne. Inoltre, verrà messa in sicurezza di tutta la zona, considerato che il sito archeologico dei Santoni si trova in una zona impervia. Pertanto sarà realizzata una struttura per il custode, con annessi servizi igienici, che funzionerà da biglietteria autonoma (attualmente ci si deve rivolgere alla biglietteria del teatro greco per potere visitare i Santoni). Saranno tolte le antiestetiche grate che proteggono le sculture dei Santoni e verranno sostituiti con delle teche in vetro antisfondamento. Sembra avere imboccato, quindi, la strada giusta la valorizzazione dei beni culturali nel territorio ibleo e puntare sul turismo per costruire il futuro dei giovani dei centri montani. I Santoni sono delle statue del periodo ellenistico. Purtroppo il grado di conservazione delle sculture è pessimo. Il motivo è inverosimile: le statue furono volutamente danneggiate negli anni Cinquanta, a colpi di piccone, da un contadino che mal sopportava le continue presenze dei tanti visitatori. Ora, è sperabile che i lavori di riqualificazione vengano avviati al più presto perché se non si interverrà in tempo, al posto del contadino ci sta pensando madre Natura, a cancellare questo sito archeologico, che si trova in un costone proprio a ridosso dell’antica città greca di Akrai. Pur essendo rovinate, le figure mantengono un fascino particolare, forse collegato alla suggestione del luogo ed al mistero che circonda ancora questi reperti. Non essendo possibile il restauro, le sculture verranno pulite. «Un monumento singolarissimo, di grande interesse per la storia delle religioni del mondo antico, espressione di un culto e di una rappresentazione popolare»: così scrisse nelle sue varie pubblicazioni l’archeologo Luigi Bernabò Brea, che studiò a fondo il sito archeologico. In effetti, bisogna immaginare queste figure, oggi rovinate e sbiadite, colorate ed adornate con corone bronzee o auree, con bracciali più o meno preziosi ed altri adornamenti di stoffe e di serti di fiori o di querce o di pini.