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Tour operator etneo fa viaggiare ovunque i diversamente abili

Di Giorgio Romeo |

Quando si parla di startup, nell’immaginario collettivo si pensa alle aziende ad alto contenuto tecnologico. Eppure il concetto d’innovazione è qualcosa di più ampio, che va ben oltre l’utilizzo di uno strumento nuovo.

È possibile approcciare in modo nuovo il turismo? Può un disabile tornare da un’esperienza di viaggio con una rinnovata sicurezza? Queste sono alcune delle domande che quattro anni fa si è posto Damiano La Rocca, trentenne catanese titolare di “Seable”, vero e proprio tour operator per disabili con base a Londra.

«In realtà – racconta il giovane imprenditore – tutto è nato dalla nostalgia di casa. Quando mi sono trasferito in Inghilterra, all’età di diciotto anni, ho iniziato a svolgere mille attività, dal cameriere al receptionist. Stavo bene, ma a un certo punto ho pensato che avrei dovuto trovare un modo per tornare in Sicilia, perlomeno per le vacanze. L’idea l’ho avuta guardando mio padre, che fa l’istruttore di subacquea per disabili. I ragazzi che allenava affrontavano la vita in maniera diversa rispetto a chi non praticava sport. Così ho messo nero su bianco il mio progetto e l’ho proposto a un incubatore dell’università che stavo frequentando. Fui premiato con un finanziamento iniziale e un ufficio messo a disposizione per due anni».

“Seable” è una “social enterprise” che lavora principalmente con piccoli gruppi di persone con vari tipi di disabilità (principalmente visiva e motoria).

Le mete che l’azienda propone sono diverse e spaziano dalla Sicilia – dove Damiano e il suo staff fa praticare ai suoi ospiti attività come la canoa, il windsurf e la guida per non vedenti – alla Slovenia, dove l’attrazione principale è lo sci per ciechi.

«Quando ho iniziato – continua – avevo l’idea di concentrarmi sulle attività sportive, ma il mio primo cliente fu un ottantaquattrenne inglese non vedente che voleva semplicemente compagnia durante la sua vacanza. Iniziai quindi a pensare ad attività diverse per arricchire la mia offerta, come escursioni sull’Etna o la raccolta delle olive».

Da circa un anno a questa parte “Seable” offre, in aggiunta ai pacchetti esistenti, la possibilità di ideare viaggi su misura e lavora, oltre che con piccoli gruppi, anche con alcune grosse onlus inglesi.

«Quello delle “charity” – spiega ancora Damiano – è un settore con un enorme potenziale. Potere lavorare con loro è per me molto importante perché in un certo senso è come se si facessero garanti con i loro assistiti della serietà del mio servizio».

La fiducia, del resto, è un elemento essenziale su cui è imperniata l’attività di Seable. «Bisogna sempre partire dal presupposto che, ad esempio, quando un cieco sceglie di viaggiare con te si sta affidando totalmente».

In questo senso Damiano è molto rigido nella scelta dei partner e quando lavora in contesti non del tutto efficienti si organizza per integrare i servizi mancanti. «All’aeroporto di Catania – spiega – non è possibile accedere alla rampa con una nostra auto finché il cliente non esce dal terminal e, poiché gli addetti all’assistenza non sempre parlano inglese, spesso mandiamo qualcuno del nostro team a dare una mano».

La sfida, insomma, specie in assenza di procedure standard, è mantenere un livello qualitativo molto alto.

L’azienda di Damiano è 100% inglese, ma come impatta la Brexit su un’attività come la sua? «Il primo effetto – spiega – è stato immediato: poiché le mie uscite sono in euro e le mie entrate in pound, a causa della svalutazione della sterlina ho registrato una perdita del 20% sui ricavi. Ciò che mi preoccupa di più, però, è il futuro. La più grande paura è quella di essere rimandato in Italia, ma mi spaventa anche l’idea di dover aumentare i costi, perché a quel punto sarà più difficile trovare nuovi clienti».

In ogni caso, Damiano dimostra di sapere guardare al futuro oltre le potenzialità della sua azienda, proponendosi in una veste sempre nuova e dimostrando di avere fatto tesoro della sua esperienza.

Col passare degli anni, infatti, “Seable” è diventata un vero e proprio modello e il giovane imprenditore lavora oggi sempre più spesso come consulente. «Man mano – conclude Damiano – che la mia storia ha iniziato a essere conosciuta, grazie anche all’interessamento della stampa, sono stato contattato da diversi tour operator. Alcuni di questi, come un’agenzia viaggio di Firenze, avevano già in mente di cimentarsi nel settore del turismo accessibile e mi hanno chiesto di ideare per loro dei pacchetti di viaggio, per altri, come una startup in Cilento, sono diventato il responsabile del mercato estero».

Spesso, poi, a richiedere la consulenza di Damiano sono dipartimenti di Paesi in via di sviluppo. «In quel caso si entra meno nello specifico – conclude – ma il concetto di fondo è sempre lo stesso: fare capire come il turismo accessibile è una risorsa importante, non solo in termini umani, ma anche a livello economico».

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