«Sto come una bambina di 6 anni che sa di avere un male bruttissimo, ma sa pure che l’attende Disneyland». Questa che vi raccontiamo, o sarebbe meglio dire che lei stessa racconta, è la storia di Tiziana La Rosa, una donna catanese di 49 anni che appena lo scorso 30 giugno è convolata a nozze con Peppe Sinito, di Gela, circondati dall’affetto dei propri cari. E sarebbe pure corretto dire che ciò è stato possibile nonostante il Coronavirus, a pandemia passata, in questo caso a essere stata sconfitta è la paura della morte.
Tiziana si rivolge a La Sicilia per lasciare un messaggio, che duri nel tempo: la felicità va intesa come stato d’animo, non dettato né dal denaro che si possiede né dal lusso che si sfoggia, e nemmeno dalla fortuna di essere esenti da problemi, da guai, da impedimenti. La felicità risiede nella capacità di sapere affrontare le difficoltà. Come quelle a cui lei e la sua famiglia sono chiamate a prendere di petto dal 2014, anno in cui le venne diagnosticato il primo tumore.
«La chemioterapia aveva ridotto il mio corpo a una larva – racconta Tiziana – ma ciò non è bastato a fermare la mia passione per i viaggi. Anche l’amore di Peppe è proseguito. Io volevo stargli accanto, per come potevo, per quanto potevo. Lui, invece, voleva amarmi. Sono una donna libera da sovrastrutture, preconcetti. Non ho peli sulla lingua. Peppe mi dice sempre che sono una donna di 50 anni che, però, agisce come una bambina di sette. Non mi interessa di piacere alla gente. Ciò non significa che non abbia tatto nel dire la verità. Piuttosto, non tutti sono disposti ad accettarla».
Tiziana è un fiume in piena: sorride, scherza, mostra con disinvoltura i segni che il primo tumore ha lasciato nel suo corpo. Non c’è spazio per la commozione. La paura? Una sconosciuta.
«Non immagino la morte e non mi spaventa nemmeno. Ho seguito l’esempio di Nadia Toffa, la giornalista de “Le Iene” morta di tumore. Ho chiesto di potere raccontare cos’è per me la felicità arrivando a più persone possibili e ciò mi è stato concesso. Sono grata per questo. Ma tengo a dire che non posso paragonarmi a Nadia né ad altre persone. Ognuno di noi è un essere speciale, con pregi e difetti e con i suoi limiti, e il dolore di tutti va rispettato. Spesso capita che le amiche mi confidino i loro dispiaceri per motivi che potrebbero sembrare futili di fronte al più irrimediabile dei problemi. Per loro, però, è un motivo di sofferenza. Nessuno dovrebbe permettersi di restare indifferente e/o sordo di fronte alla sofferenza di un altro».
Sembra un luogo comune, ma è un dato di fatto: la sofferenza, le lancette che scorrono e non si sa fino a quando, portano alla scoperta di una dimensione interpersonale di luce. E Tiziana insegna che a rivoluzionarsi «sono le priorità – sottolinea – perché si comprende in pieno cosa significhi dare valore al tempo. Sento di essere comunque fortunata. Sono circondata dall’amore dei miei cari. Molte persone affrontano la malattia da sole. E lì sono ca… voli amari».
E poi un altro messaggio, forte, chiaro, vero. «Ai lettori vorrei dire di affrontare le difficoltà economiche del momento con la consapevolezza che il domani sarà di certo migliore. Disperarsi non cambia l’ordine delle cose. A mio fratello Giuseppe dico che conosco il suo dolore. Soffre in silenzio e so che mi ama immensamente. Mia madre, invece, deve essere fiera di sé perché se sono forte è grazie a lei che mi ha insegnato a esserlo. Mio padre non c’è più e sapere che quando morirò potrò tornare ad abbracciare il mio migliore amico mi conforta. Peppe, infine, deve ricordare sempre che non lo amo col cuore, bensì con l’anima. E quella non se ne andrà mai via».
Ma questa è anche la storia di Peppe, che l’anno scorso, dopo la comparsa di altri due tumori nel corpo di Tiziana, per il giorno del suo compleanno ha deciso ugualmente di chiederle la mano. Che questo gesto si traduca nel più profondo dei messaggi: è possibile trovare la felicità anche nella capacità di sapere donare un sorriso a una persona, sfiorandole il cuore. In punta di piedi.