La grande signora dell’energia francese, ex amministratore delegato di Gaz réseau distribution France, la super manager del colosso delle infrastrutture, Meridiam, ha un cuore palermitano. Sorridente e ironica, determinata e con un curriculum straordinario, Sandra Lagumina è una donna che è impossibile non ammirare. Radici in Sicilia e sguardo aperto al mondo, ha inanellato una impressionante sfilza di ruoli nell’amministrazione pubblica francese e nei grandi gruppi industriali unendo grande rigore e passione per il bello. Nata a Parigi, laureata a Sciences-Po Paris, due specializzazioni in Amministrazione e Diritto pubblico e in Diritto del Mercato comune, studentessa dell’Ena (la prestigiosa scuola della pubblica amministrazione che forma ministri e presidenti), Consigliere di Stato, poi consigliere legale di Laurent Fabius quando è presidente dell’Assemblea nazionale, e con lui a Bercy quando diventa ministro dell’Economia e delle Finanze, dove Lagumina resta anche con il successivo governo del 2002. «Niente mi preparava a fare l’Ena o a diventare Consigliere di Stato, non c’era una volontà familiare o un percorso già segnato. Ho avuto la fortuna, per educazione e per carattere, di pensare che tutto fosse possibile, e questa è stata la cosa più importante. Ho iniziato a studiare le cose che mi interessavano come cittadina – racconta Sandra Lagumina -. Il colpo di fulmine è nato dopo l’incontro con il mio professore di Diritto costituzionale che mi ha dato la voglia di capire come si costruisce una norma, come si vive la democrazia, il filo rosso che ha segnato le scelte successive. Per questo ho deciso di entrare all’Ena. Mi interessava come si prendono le decisioni, come sono applicate, come queste hanno un impatto sulla vita dei cittadini»
Nel 2005 Lagumina – sposata e con due figlie – entra a Gaz de France, ancora con incarichi da legale, poi a Gdf Suez, quindi il cambiamento nel ruolo di manager in una realtà industriale come amministratore delegato di Grdf, il principale distributore di gas naturale in Francia e in Europa. Una sfida che, nel 2016, la porta a vicedirettore generale del colosso dell’energia Engie, quindi nel 2017 amministratore delegato della società di finanza Meridiam, specializzata negli investimenti sulle infrastrutture sostenibili pubbliche, dal plesso sanitario di più di mille posti letto in Turchia al parco eolico al largo della Bretagna. «Operiamo nelle infrastrutture sostenibili in Europa, Africa e Nord America e chi investe su di noi lo fa per 25 anni – spiega la manager -. Abbiamo 84 progetti tra infrastrutture di mobilità come aeroporti, autostrade, ferrovie, strutture sanitarie e asset di tradizione energetica».
Nel frattempo, nel 2017, è diventata presidente del Cda del Conservatorio di musica e danza di Parigi e di France-Muséums, l’agenzia responsabile del Louvre Abu Dhabi, in un brillante e raro percorso che unisce industria, finanza e cultura. «Non sono aspetti diversi, una persona non si definisce solo con il lavoro, ma anche con i suoi interessi. Finalmente sono riuscita ad avere una attività nel mondo culturale» sorride Lagumina, che confessa di essere una melomane. «Ho una passione per la musica e per l’opera in particolare. Fa parte della musica che amo da sempre, così come da giovane potevo ascoltare un disco di Lucio Dalla. E’ anche un attaccamento all’Italia». Il Louvre Abu Dhabi è un modello economico che funziona. «I grandi musei francesi prestano 2-300 opere all’anno e quattro esposizioni, in cambio il governo di Abu Dhabi paga un affitto all’agenzia riversato ai musei – spiega – Un magnifico museo che ha avuto nel primo anno un milione di visitatori, e racconta il dialogo tra civiltà con una esposizione cronologica che mette insieme, ad esempio, un’opera asiatica con una dell’antica Roma. Uno strumento importante di diplomazia culturale in cui credo molto. Penso che il grande concerto alla Scala dello scorso 7 dicembre faccia più per l’Italia di qualsiasi pubblicità. La cultura mette una luce sul bello, su quello che unisce».
Dalla Venere che molti considerano “prigioniera” a Morgantina al prestito contestato di una tela di Caravaggio, in Sicilia piovono spesso polemiche sui beni culturali. Come valorizzare il nostro patrimonio? «Non darò mai lezioni – ribatte – quello che è sicuro è che il patrimonio culturale in Italia e nell’Isola è una meraviglia. Mi ha molto impressionato, per esempio, Piazza Armerina: il lavoro che è stato fatto di rimettere gli elementi architettonici è fantastico. Spesso è anche una questione di denaro, servono molte risorse e forse è difficile scegliere, perché in Italia ci sono tesori dappertutto, in qualsiasi cittadina c’è sempre una chiesa incredibile o un piccolo museo. Ad Abu Dhabi si iniziava da zero. Credo però che sia fondamentale che le persone si approprino di questa ricchezza, se ne sentano responsabili. Altrimenti si possono mettere miliardi ma non serve a nulla. Per questo l’educazione è così importante – sottolinea – far capire che la cultura non è solo affare dello Stato o della Regione, ma è un bene di tutti». Un legame tra Stato e cittadini sempre più difficile nella frattura con le élites che crisi e Covid amplificano. «Si è persa la fiducia nel futuro, la gente non pensa più che la prossima generazione avrà una vita migliore. Sembra che le cose siano più difficili o almeno sono vissute come tali. Come se non ci siano più possibilità. L’aspirazione dell’uomo è sempre il progresso, se questo non c’è più si apre la porta al populismo, alle menzogne. Si è persa fiducia nella scienza, nei medici, nell’autorità». Delle sfide del futuro si occupa a Meridiam. «Bisogna chiedersi come si può fare domani una ripresa economica basata su una visione comune di investimento a forte impatto sociale basato sulle sfide della nostra società: la lotta al cambiamento climatico, l’inclusività, la vitalità democratica. Una crisi può essere un’opportunità, il momento in cui si può creare qualcosa».
In Italia le donne faticano ad arrivare ai vertici. «Non è un problema solo italiano. Il dibattito sull’affermazione del ruolo delle donne, sulle diversità, c’è anche in Francia. La presenza delle donne nei consigli d’amministrazione è stata gestita da leggi del parlamento. Io avuto la fortuna di iniziare nella funzione pubblica, quando ero Consigliere di Stato nessuno veniva a contestare la mia legittimità perché ero una donna. Nel mondo industriale e finanziario le figure femminili sono poche e passo tempo molto tempo a organizzare percorsi perché donne più giovani e di altri Paesi, come l’Africa, possano avere posizioni di responsabilità». Non sta mai troppo lontana dalla sua Palermo. «E’ davvero molto cambiata, si può andare a piedi nel centro storico, mentre prima era una cosa terribile, si è riaperto il Massimo, ci si è riappropriati del centro. La città, per chi come me non ci vive e ne gode soltanto, è un luogo molto più piacevole e dove mando sempre tanti amici. Uno dei rari luoghi dove si può andare in spiaggia e a vedere uno dei templi greci più belli del mondo nella stessa giornata». Della Sicilia cosa porta con sé? «Ho un rapporto molto sentimentale: gli odori, i colori e soprattutto l’enorme patrimonio culturale. Quando arrivo in Sicilia sono a casa mia». Ha ereditato la passione di suo padre Antonio, il più grande collezionista di mappe storiche dedicate alla Sicilia? «Non ho preso questo vizio – ride – ma apprezzo moltissimo la sua collezione, alcuni pezzi sono meravigliosi e hanno la particolarità di mettere la Sicilia come un nodo cruciale al centro del Mediterraneo. A casa ho una carta geografica dove c’è scritto “Sicilia Europa”, e mi piace moltissimo per questo. La Sicilia è un luogo di incredibile ricchezza».