Taormina (Messina) – Al telefono: «Pronto, sono l’assistente dell’ambasciatore italiano a Washington e la stiamo cercando per invitarla a rappresentare l’Italia e il suo buon cibo, alla prossima “Settimana della cucina italiana” negli Stati Uniti». Dall’altro capo del telefono, e dall’altro capo del mondo, da Taormina a Washington, Roberto Toro, Executive Chef del Belmond Grand Hotel Timeo di Taormina, pensa subito a uno scherzo di qualche amico o di qualche collega dello stesso albergo in cui lavora, inizialmente come capo partita, dal 2006. Però ci impiega poco a capire che non si tratta di una goliardata, ma di una ghiotta occasione da cogliere al volo.
È uno di quei riconoscimenti che uno chef, di già provata esperienza come lui, potrà appuntare al petto come un’onorificenza al merito o come una di quelle tanto ambite stelle Michelin, che ogni “principe dei fornelli” vorrebbe conquistare. A lui, dalle lontane Americhe, forse non hanno pensato a caso. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e consorte, in occasione del G7 di maggio a Taormina, avevano particolarmente apprezzato i tortelli ripieni di basilico, pecorino e salsa di gambero rosso di Mazzara preparati da Toro, tanto da gradire una doppia porzione. «Per me è stato un grande onore, in quella circostanza, raccogliere prima i complimenti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aveva “commissionato” proprio a noi del Timeo, la cena per i Grandi della Terra. E poi il giorno seguente, altra emozione per l’incontro con il presidente Trump che si congratulò personalmente». E ai complimenti, per questo chef originario di Palagonia che con la moglie e i due figlioletti di 3 e 6 anni vive a Roccalumera per essere più vicino al posto di lavoro, è seguito il prestigioso invito a Villa Firenze, residenza dell’ambasciatore italiano a Washington Armando Varricchio. Il prossimo 18 novembre, in occasione della seconda edizione della Settimana della cucina italiana negli Usa, Roberto Toro, in rappresentanza della buona cucina made in Italy, preparerà, insieme ad altri colleghi, una cena per tutti gli ambasciatori italiani negli Stati Uniti, a cui parteciperà anche “The Donald”.
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Le valigie non sono ancora pronte, ma il menù per l’importante evento promosso dal Ministero degli Esteri e dal Ministero delle Risorse Agricole, è già formulato. «Mi hanno chiesto di “replicare” i piatti preparati per la cena del G7. Quindi riproporrò i tortelli, il trancio di dentice con pomodorini, capperi e basilico e chiuderemo (mi accompagna il pasticcere della mia brigata) con cassata siciliana, setteveli, cannoli e sorbetto. Lo scorso anno era stato chiamato Massimo Bottura (chef famosissimo dell’Osteria Francescana di Modena, ndr): non possiamo sfigurare».
L’Executive Chef prolungherà il suo soggiorno americano per un altro evento che lo riguarda: a New York parteciperà alla presentazione di un libro di cucina, edito da Bianca Magazine, che raccoglie alcune delle sue ricette sulla tradizione culinaria siciliana, rivisitate in chiave più moderna. Per Toro, che deve la sua formazione all’esperienza maturata in tante cucine di hotel e ristoranti europei, ma anche e soprattutto alle preparazioni della sua famiglia contadina, «non ci può essere innovazione senza tradizione». E alla domanda su quale sia il suo piatto forte, tra i tanti prelibati che sa cucinare (scampi in olio cottura con crema di castagne e cipollotto al limone, per citarne uno), lui risponde senza esitazione: spaghetti al pomodoro. E ci svela anche la ricetta di una salsa un po’ speciale che mette insieme tre qualità di pomodoro: Kamarino, Ciliegino e Piccadilly. «Le prime due qualità si sbollentano, si spellano e poi a pezzetti si soffriggono con l’aglio in camicia e la cipolla, che poi saranno eliminati; quindi si amalgamano con l’altro tipo di pomodoro, che prima dobbiamo “passare”». Intanto nell’attesa della partenza, la cucina del Timeo chiama per l’ultimo appuntamento di stasera de “Les Etoiles de la Gastronomie” con lo chef ospite Claudio Sadler. E il piatto è servito.