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Maria Teresa, «Ecco come ridò vita a bachi, bozzoli e telai»
Savoca (Messina) – Ha riempito il salone di casa con cassette di legno piene di foglie di gelso, il cibo preferito dai bachi da seta. Maria Teresa Rizzo, vulcanica farmacista di Savoca, ha resuscitato così una storica tradizione della provincia di Messina. L’obiettivo non era produrre tessuti – improponibile dal punto di vista economico – ma raccontare il territorio attraverso la bachi-sericoltura in provincia di Messina e nel Val Demone, una pratica introdotta in Sicilia dagli Arabi, iniziata nel medioevo e portata avanti per secoli dalle famiglie contadine, quando la “bigattiera” era ospitata proprio tra le pareti di casa, affidata alla cura delle donne che facevano di questa attività una delle voci dell’economia domestica. Alla fine dell’Ottocento Messina era il fulcro della sericoltura al Sud con le sue nove filande, sette delle quali a vapore, e circa mille operaie. Oggi Maria Teresa Rizzo con i bozzoli realizza dei piccoli pendenti naturali innovando così una storia produttiva caduta in crisi nei primi del Novecento sulla quale il terremoto del 1908 pose definitivamente una pietra.
In realtà i bozzoli-gioielli sono solo l’ultima delle invenzioni di Maria Teresa, “farmacista-contadina”, come ama definirsi, ma anche artigiana, promoter del territorio, produttrice di limoncello, attrice per caso e “sacerdotessa dell’incoming”. Portatrice sana di sicilianità, con radici materiali e sentimentali nella sua Savoca (in particolare nella frazione di San Francesco di Paola dove vive), ha raccolto l’eredità dei genitori, papà Micio e mamma Giovannina. Il padre aveva sette carretti, sette carrettieri e 6 ettari di terreno coltivato a foraggio e agrumi, la mamma gestiva una “putìa”, punto di riferimento per tutti coloro che frequentavano la zona. Esperienze di vita e di lavoro che Maria Teresa ha ritrovato nel suo dna grazie alla “bussola” del turismo di ritorno, quello delle massare, dei trisavoli, delle lampade a petrolio e delle “sassule” per misurare la farina.
Una realtà dalla quale si è allontanata volontariamente da giovane, senza piagnistei sulla retorica dell’emigrante, per andare a lavorare una volta laureata, prima in una farmacia di Milano e poi a Roma. A Savoca il suo nome campeggia sulla vetrata del punto espositivo ai piedi del borgo. «Anche se ho appeso il camice al chiodo in realtà io continuo a fare la farmacista – dice – solo che invece di stare dietro ad un banco ad avvolgere scatoline sto “sul campo”, la prima farmacia è la natura». La farmacista-contadina passa con disinvoltura dal decespugliatore alla cucina, dai bachi da seta alle chiacchiere – in quattro lingue – con i turisti nei mercatini a km zero di Messina (ogni sabato mattina a Cristo Re e la prima e terza domenica del mese a piazza Casa Pia, dove c’è l’unico mercatino biologico comunale della Sicilia ndr). «Dopo l’esperienza di Milano e Roma avevo guadagnato abbastanza e mi sono trovata ad un bivio: vendere tutto in Sicilia e rimanere a Roma, o tornare a casa. Alla fine ho seguito il cuore». Quel cuore che, nel 2002, le fa incontrare il marito, Luigi Cataldo, un chimico con un’azienda agricola biodinamica a Caltanissetta. Lui fa l’olio, lei il limoncello e galeotta fu l’agricoltura.
Ma è la storia della Valle d’Agrò, dei suoi contadini, dei mestieri antichi, degli emigranti, quella che Maria Teresa Rizzo ama divulgare. Ai ragazzi delle scuole che vanno a trovarla nel suo piccolo “regno” espositivo, o ai turisti che si siedono ai tavoli del bar Vitelli per sentirsi Al Pacino nei panni di Michael Corleone. Del resto, il film di Coppola ha “stregato” gli abitanti di Savoca, che forse non sono più usciti dal set del Padrino. Anche Maria Teresa Rizzo ha provato l’ebbrezza di “fare l’attrice”, ma per un piccolo film del cuore firmato da Michael Cavalieri un giovane regista americano. Racconta la parabola di vita dei suoi nonni partiti da Limina negli Anni Venti e mai più ritornati da New York. La storia recente vuole che la madre di Cavalieri, prima di morire, si fece promettere dal figlio di ritornare in Sicilia alla ricerca delle sue origini. Così è nato “Returned” (Ritornato) un film, selezionato al festival dei NewFilmakers di New York che verrà presentato nella Grande Mela il 5 febbraio e, in primavera (la data è ancora da stabilire), anche in Sicilia. Nel film, Maria Teresa è l’impiegata dell’anagrafe che aiuta Cavalieri – anche interprete della pellicola – a ricostruire l’albero genealogico dei suoi avi. «È stata un’esperienza bellissima – ricorda -, è questo quello che dobbiamo far conoscere: la nostra storia, le nostre radici, senza retorica ma con tutta la forza di quella cultura che oggi rappresenta il valore autentico della Sicilia».
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