Una frase che è un lasciapassare verso la libertà di muoversi pedalando su due ruote e in sicurezza, se non fosse per le maledette strade e per la giungla d’auto della città. Ecco perché uno dei primi consigli è quello di usare sempre il caschetto, anzi di acquistarlo prima ancora della bici. Riparare, prima di tutto, recuperare. E se è ormai un ricordo lontano il vecchio biciclettista che immergeva la camera d’aria nel secchio pieno d’acqua, per individuare il foro da tappare col mastice seguendo le bollicine che risalivano in superficie, è anche vero che nel piccolo negozio di assistenza e vendita in zona Tribunale si lavora con la stessa attenzione e passione di un tempo per la bicicletta; oggetto che da sempre tramanda valori di sport e di vita, come dicono Enzo e Marcello, due vecchi amici di generazioni di ciclisti che portano avanti l’attività, tra materiali e accessori superleggeri e tecnologici, ma anche “vecchie glorie” su due ruote da rimettere in sesto dopo anni di polvere e sosta in garage.
«Durante il lockdown si sono diffusi molto i “rulli” – dice Marco – le pedalate in gruppo online con percorsi virtuali dall’Etna allo Stelvio, ora da alcune settimane è tornata la voglia di andare in bici all’aria aperta». E tornando in strada, sono tornati i danni alle bici, piccoli e grandi, da riparare. «Sono le parti esposte ad avere bisogno di interventi più frequenti, dalla camera d’aria al copertone, dalla catena al pignone ai fili del cambio e dei freni, ma in testa ci sono le forature, grazie alle nostre strade». Marco (nelle foto di Orietta Scardino) col suo cacciavite in mano fa miracoli lavorando su pedali, manubri e ruote da bilanciare; arrivano dei ciclisti in tenuta da corsa, poi anche una ragazza che quasi si commuove raccontando del recente furto della sua bici, con cui andava al lavoro. «Ho venduto tanti lucchetti e catenacci nell’ultimo periodo, anch’io so quale dispiacere provoca questo furto».
Su una bacheca tanti “grazie”, per una riparazione, un consiglio tecnico, un percorso da fare o da evitare, piccole e semplici storie di vita e di strada che da sempre fioriscono attorno alle due ruote, dall’epopea dei grandi campioni ai ciclisti della domenica che pedalano in città o ai bordi di una statale. «Con la bicicletta è molto più facile condividere qualcosa – dice Marco, che da dieci dei suoi 26 anni fa anche ciclismo a livello agonistico – pure qui più che clienti ci sono amici con i quali spesso si va a fare un giro insieme, e poi c’è la legge non scritta della bicicletta che ci accomuna, quella di fermarsi e aiutare qualsiasi ciclista in difficoltà si incontri». Una legge della strada molto migliore di tante altre, che viaggia su due ruote e senza motore, se non elettrico. «Questa passione sta crescendo, basta vedere quanti scelgono la bici anche per uso urbano per recarsi al lavoro o all’università, qualcosa in città sta migliorando ma resta tantissimo da fare».
E sui segreti del mestiere, Marco ha pochi segreti: «Ogni bici ha una sua storia e identità, forse assomiglia un po’ al suo padrone e ai tragitti che compie ed è anche questo che può essere utile capire – dice – e poi io sono cresciuto tra le biciclette, mio nonno correva, mio padre ha sempre avuto questa passione». Non servono altre parole, perché ci sono già altre biciclette che aspettano quelle mani sporche d’olio che le rimetteranno in condizione di ripartire, viaggiare non senza evitare le buche più dure – che a Catania non mancano dai tempi lontani della canzone di Battisti a oggi – ma senza nulla da mettere in moto, e non è poco.